Il Temporary Manager conviene di più al Manager o all’Azienda?

È la classica e millenaria domanda: cui prodest? La risposta potrebbe essere scontata ma va affrontata con logica coerenza a seconda dell’interlocutore a cui ci si rivolge. Prima di tutto conviene alle aziende e agli imprenditori per un duplice aspetto: economicità e know-how. La formula del temporary management risponde ad un’esigenza sia tipo economico-finanziaria, che garantisce all’azienda di impiegare un manager di medio-alto profilo per un periodo limitato di tempo e ad un costo una tantum estremamente conveniente, che di carattere esperienziale e professionale, avvalendosi di competenze assenti nel proprio organico. Ma questa convenienza non è sempre valida e applicabile in ogni luogo e situazione. Mi spiego: la scelta di ricorrere ad un manager in affitto deve rispondere ad esigenze aziendali assolutamente temporanee, in cui il naturale distacco, dettato dalla connaturata fine del progetto, non provochi danni più di quanto non fosse causato dal suo mancato ricorso. Inoltre deve essere ispirato a valori etici, di cui spesso il mercato si dimentica, evitando che il temporary management sia strumentalizzato nella sostituzione sine die di un collega, precedentemente licenziato, solo per il contenimento di costi del personale. Dal punto di vista del temporary manager, invece, i vantaggi di questa professione sono di nicchia e la convenienza è dettata da una scelta di vita personale, improntata alla costanza dell’aggiornamento ed alle sfide professionali, oltre che alla possibilità di una esperienza di mobilità multisettoriale.

Io ad esempio, al termine della mia esperienza decennale di dipendente come quadro e manager aziendale in diverse realtà e settori ho scelto di diventare temporary manager dopo un’attenta analisi strategica di quelle che sono le caratteristiche del mercato italiano del lavoro, sia attuali che previsionali: forme contrattuali, natura e dimensione della domanda e dell’offerta, crisi e stimoli innovativi dei vari settori, selezione delle figure a maggior domanda, sensibilità ed elasticità della domanda, ecc. Questa indagine è stata anche e soprattutto introspettiva, ovvero volta all’individuazione dei miei punti di forza e debolezza professionale e personale, delle mie aspirazioni, dei miei disagi e delle mie peculiarità caratteriali. I risultati di questa analisi, dunque, hanno gradualmente disegnato una figura professionale che ha preso gradualmente i contorni netti di un manager temporaneo. Si tratta quindi di un processo decisionale personale che non deve essere dettato solamente ed esclusivamente dalle contingenze economiche.

Dott. Alessandro Catania