Paolo Preti: passare dal breve al medio-lungo termine

Infoiva pubblica in esclusiva un articolo tratto dal numero di aprile del “Giornale delle partite Iva” – in edicola dal 31 marzo 2011 -, il mensile diretto da Francesco Bogliari, pubblicato da Cigra, distribuito da Mondadori e rivolto al vasto pubblico dei professionisti autonomi.


Dialogate con le banche e presentate al meglio il business della vostra società o del vostro studio. È il consiglio che Paolo Preti, docente di Organizzazione delle piccole e medie imprese all’Università Bocconi di Milano, rivolge ai professionisti e ai titolari di microaziende, in vista dell’entrata in vigore dei nuovi parametri di Basilea 3. Secondo il professore, il rischio che si verifichi una restrizione del credito per le piccole e medie imprese è abbastanza concreto, ma il sistema produttivo italiano ha comunque a disposizione alcune armi efficaci per difendersi, almeno se sarà capace di muoversi in anticipo.

In quale direzione?
Innanzitutto, gli imprenditori e i professionisti devono capire l’importanza di una gestione attenta del debito e dei loro rapporti con le banche.

Andiamo per ordine: qual è il primo consiglio che si sente di dare ai titolari di un’azienda?
In primo luogo, è bene che spostino gran parte dei loro debiti con scadenza nel breve termine verso forme di finanziamento di media e lunga durata, almeno quando è possibile.

A quale scopo?
Le linee di credito di lungo termine consentono spesso di attuare una gestione finanziaria più efficiente, evitando molte situazioni problematiche nel breve periodo, determinate da difficoltà temporanee per l’impresa. Inoltre, “spalmando” su più anni l’ammortamento di un prestito, il piano di rimborso diventa maggiormente sostenibile, soprattutto per le società che hanno flussi di cassa ridotti o altalenanti. In questo modo, l’azienda può apparire agli occhi della banca come una controparte affidabile, meno esposta al rischio di non poter onorare i propri impegni.

Così il rating creditizio dell’azienda crescerà?
Diciamo che un’azienda che adotta queste strategie improntate al buon senso ha maggiori possibilità di ottenere una valutazione più elevata. Occorre, però, un ulteriore sforzo per migliorare il dialogo tra gli imprenditori e gli istituti di credito.

Quale sforzo?
In Italia ci sono tantissime piccole società guidate da professionisti bravissimi, che hanno alle spalle una solida cultura industriale. A volte, però, questi imprenditori hanno un difetto: non riescono a mettere in evidenza in maniera adeguata le dotazioni patrimoniali di cui dispongono, le garanzie offerte alla banca o i flussi di cassa generati dall’attività caratteristica dell’azienda.

Come possono riuscirci?
Ad esempio presentando un business plan degno di questo nome, che sottolinei nero su bianco i benefici economici derivanti da un determinato progetto d’investimento, cioè le risorse finanziarie che entreranno nell’azienda negli anni a venire. Si tratta di un documento molto importante, che va redatto con attenzione e, se necessario, con l’aiuto di professionisti
qualificati.

Ma basteranno tutte queste contromisure a ridurre l’impatto di Basilea 3?
Certamente sono un buon inizio. Com’è ovvio, molte piccole imprese hanno difficoltà a dialogare con il sistema bancario in una posizione di forza. Ma la rassegnazione non è certo un rimedio per superare i problemi. Le Pmi italiane hanno sempre dimostrato di essere ricche di inventiva e capaci di sfidare le insidie del mercato in maniera molto flessibile.

Cosa accadrà invece ai piccoli professionisti che hanno bisogno di nuove linee di credito?
Questa categoria di lavoratori si trova in una sorta di limbo. In teoria, i parametri stabiliti dagli accordi di Basilea tendono a equiparare i piccoli professionisti ai debitori privati, che contraggono finanziamenti per motivi personali. Di fatto, però, alla fine le banche tratteranno il popolo delle partite Iva con gli stessi criteri utilizzati per le microaziende, valutando con attenzione il loro merito di credito, la loro solvibilità finanziaria e il patrimonio di cui dispongono.

Dunque, anche per i professionisti valgono le stesse raccomandazioni rivolte alle piccole imprese?
Certo che sì. Dialogare in maniera proficua e trasparente con il sistema bancario è una strategia utile per chiunque voglia indebitarsi. Soltanto così si possono prevenire gravi difficoltà in futuro.