Addio Ice: come tutelare l’Export?

Una delle decisioni controverse emerse dalla finanziaria è sicuramente lo smantellamento della
rete consolare italiana all’estero, ovvero dell’Ice (Istituto nazionale per il commercio con l’estero), ma l’associazione presieduta dall’ex viceministro al commercio estero, Adolfo Urso, si oppone perché a rischio c’è “uno dei suoi fiori all’occhiello, la diffusione, la riconoscibilità e l’apprezzamento dei suoi prodotti all’estero“.

Si tratta di una vera rivoluzione, dunque, che, come si legge sul magazine online dell’associazione FareItaliaMagnon può che risolversi in un danno per l’export“.

L’eliminazione dell Ice, dunque, qualora non fosse sostituita da un ente ugualmente efficace, rischierebbe di rendere vani gli sforzi fatti in quasi un secolo di lavoro, per promuovere i nostri prodotti all’estero.
Per questo, è stato proposto di creare un “ponte” che possa fare da tramite tra l’Ice e ciò che verrà, in modo da creare una società totalmente autonoma e in grado di mantenere l’export come punto saldo da cui ripartire.

La decisione di sopprimere l’Ice deriva dalla mancata riorganizzazione dell’istituzione che sostiene le piccole e medie imprese italiane che decidono di operare all’estero, anche solo per promuovere la propria attività. Tale organizzazione era stata resa necessaria con la riforma del Titolo V della Costituzione Italiana che ha “assegnato in via concorrenziale la promozione del commercio estero e degli scambi anche alle regioni“·

Le funzioni dell’Ice verranno ora espletate dal Ministero gli Affari Esteri e dello Sviluppo Economico, i quali però non possiedono una “autonomia funzionale e soprattutto finanziaria per poter facilmente assistere i soggetti a volte anche ditte individuali che cercano di esportare i loro prodotti e servizi“.

Solo un’Agenzia dedicata potrebbe risolvere questo problema, e sarebbe utile anche per difendere la reputazione della qualità di prodotti sempre tenuti in gran considerazione all’estero.

Non resta che attendere il responso del Senato e poi della Camera.

Vera Moretti