Contro la crisi…compro oro

di Vera MORETTI

Con la crisi economica, possedere oggetti in oro significa poter fare affidamento su un bene di rifugio in casi di estrema difficoltà.
Per questo, in questo ultimo periodo, è sempre più frequente vedere, dalle vetrine di negozi e gioiellerie, la scritta “Compro oro”. E non si tratta di spazi lussuosi, ma anche di bugigattoli che, a dispetto dell’apparenza, stanno diventando vere e proprie realtà imprenditoriali.

Lo rende noto Nunzio Ragno, presidente del Comitato tecnico-scientifico dell’associazione nazionale Tutela i compro oro.
Siamo passati da un rapporto di un esercente ogni 13 mila abitanti, due anni fa, all’attuale rapporto mediamente calcolato in uno a 6-7 mila. Si tratta di un fenomeno in ascesa netta, tant’è che le Questure pullulano di richieste di licenze nuove“.

Si tratta, comunque, di un exploit destinato a finire, prima o poi, non tanto per la scarsità della materia prima, ma perché, dopo questo momento di paura e sfiducia nel futuro, tanti preferiscono conservare i propri averi e far fronte alle avversità in altro modo.

Nonostante ciò, comunque, ora il settore è ancora in ascesa, anche se non equamente distribuita sul territorio nazionale.
Spiega Ragno: “Nelle regioni del Nord, come Piemonte e Trentino, il fenomeno è minore perché è minore la detenzione di metallo, così come l’attitudine alla vendita. Le regioni più ‘aggredite’ dal fenomeno, invece, sono Lazio e Campania; aggredite anche a livello speculativo da parte dei privati che cercano di vendere per ricavare di più, a fronte di un minor guadagno degli esercenti. Questo proprio perché ci sono tantissimi ‘compro oro’. Il gap si spiega col fatto che, in sostanza, le realtà economiche sono differenti“.

Ma chi si rivolge ai “compro oro”? Non solo coloro che si trovano in vera difficoltà, ma anche coloro che, in possesso di gioielli obsoleti, preferiscono venderli e trasformarli in moneta corrente per poter fare acquisti più “alla moda”.

Ciò che preoccupa l’associazione presieduta da Nunzio Ragno è la mancanza di regole. A questo proposito, “l’associazione si sta muovendo perché al momento gli operatori non sono investiti da norme chiare, precise e condivise. Inoltre, sta passando il concetto che i ‘compro oro’ sono tutti ricettatori, ma non è vero, e deve essere colpito solo chi va fuori dai ranghi. Non è giusto sparare nel mucchio“.