Guido Alpa agguerrito contro la legislazione italiana

di Vera MORETTI

Il presidente del Consiglio Nazionale Forense Guido Alpa, nel corso del convegno “Professional Orders, Reform and Liberalisation of Professions in the EU Single Market” tenutosi a Bruxelles, attraverso una rassegna precisa di tutte le Risoluzioni di Strasburgo e le sentenze della Corte Ue, ha ribadito la sua posizione nei confronti di Governi e Parlamenti presente e passati.

Queste le sue parole: “I principi comunitari in materia di professione forense sono stati sistematicamente disattesi dal legislatore italiano. I Governi ed i Parlamenti che si sono succeduti dal 2006 ad oggi hanno fatto prevalere le regole della concorrenza su ogni altro valore, accreditando una concezione economicistica del diritto comunitario, e – peggio – facendo credere che gli interventi normativi via via effettuati fossero richiesti o imposti dal diritto comunitario”.

Guido Alpa ha inoltre sostenuto che c’è una netta discrepanza tra Parlamento europeo e Parlamento italiano, dove, a suo parere, non è riconosciuta l’importanza del ruolo dell’avvocatura nella società al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali, lo stato di diritto e la sicurezza nell’applicazione della legge, sottolineando l’esigenza di proteggere la qualificazione delle professioni legali, nonché l’indipendenza, la competenza, l’integrità e la responsabilità dei professionisti.

Nonostante la Corte di Giustizia, con tre sentenze riferite anche alle tariffe predisposte dal Consiglio Nazionale Forense e sottoposte al Ministro della Giustizia, abbia convalidato sia i principi di specialità delle professioni intellettuali rispetto alle imprese di servizi, sia i principi di specialità delle professioni legali rispetto alle altre professioni intellettuali, a detta di Alpa “sono stati disattesi dal legislatore italiano”. Inoltre “Sono stati fissati criteri con riguardo alla pubblicità, all’ingresso al tirocinio e alla aggregazione societaria anche con soci di mero capitale, pur di minoranza, mettendo in grave pericolo il futuro della professione forense. Tutto ciò, invocando gli obblighi di adesione all’Unione Europea e senza considerare i principi dell’avvocatura e tutti i pericoli già segnalati dal Parlamento europeo“.