La scuola inasprisce i rapporti tra governo e Pd

di Vera MORETTI

A volte ritornano. E quando succede, lo scompiglio è grande.

Ieri è stata una giornata cruciale per il Governo, che ha dovuto scontrarsi con la dura opposizione del Pd, ma ha anche assistito al ritorno dei fantasmi del passato, ovvero dei ministri della passata legislazione.

Il tema su cui i deputati erano chiamati a votare era “caldo”, e riguardava la norma sulle assunzioni di 10.000 insegnanti di sostegno, sulle quali, lo ricordiamo, l’esecutivo aveva dato il via libera martedì. Ma, quella che sembrava una vittoria, per il Pd e per tutti coloro che, a seguito della riforma Gelmini, aveva dovuto mandare giù bocconi amari, si è rivelata un’amara sconfitta.

I più ottimisti già vedevano salvo il tempo pieno nelle scuole primarie, grazie al rinforzo di questo piccolo esercito di nuovi insegnanti di ruolo, e non più precari. E invece…ieri c’è stata un’inversione di marcia.
La norma è stata riformulata in modo da superare il blocco dell’organico della scuola imposto dalla manovra Tremonti del 2008, ma senza andare contro ai tagli previsti dal governo Berlusconi ed opera di Mariastella Gelmini.
Ed eccola riapparire, l’ex ministro della pubblica istruzione, a difendere strenuamente la sua riforma, e uscire trionfante da questo primo round, ovviamente accolto con profonda delusione dal Pd e dai suoi rappresentanti.

Prima fra tutti a dire la sua è intervenuta Francesca Puglisi, responsabile scuola nelle fila del Partito democratico, la quale ha ribadito: “Determinare gli organici della scuola in base ai risparmi e non in base alla popolazione scolastica è un’idea inaccettabile“, alla quale ha fatto eco l’ex ministro Beppe Fioroni, che ha parlato di misura “aberrante“.

La tensione già presente in aula si è ulteriormente alzata quando Gianfranco Polillo, sottosegretario all’Economia, ha ingiunto di cambiare un’ altra modifica introdotta al decreto, altrimenti il governo avrebbe presentato un maxi-emendamento in aula con un testo diverso da quello delle commissioni.
Gianclaudio Bressa è sbottato minacciando che il Pd non avrebbe votato la fiducia al decreto in aula. Questa dichiarazione è stata smentita dal capogruppo Dario Franceschini che però ha ribadito l’esistenza di tensioni con il governo.
Vedere Monti e compagni sposare le tesi del Pdl è stato uno smacco difficile da sopportare.

Anche se, a perderci davvero, è solo e sempre la scuola pubblica.