Sì Tav. Ecco perché

di Davide PASSONI

Stupisce notare come i fatti possano avere una lettura duplice e opposta. Prendiamo la Tav. Per i manifestanti della Valsusa e per gli infiltrati che vengono da tutta Italia solo per fare casino e ai quali dei destini della valle non interessa nulla, l’opera è il male assoluto: scempio ambientale (ma non era quasi tutta in galleria?), tonnellate di amianto (ne hanno mai trovato in quantità significativa?), inquinamento acustico e ambientale. Per il Governo, un’opera fondamentale che, oltre a contribuire allo sviluppo del Paese, porterà sviluppo e occupazione direttamente sul territorio.

Inutile sottolinearlo: noi diciamo “sì Tav“. E siamo felici quando il Governo sostiene di voler continuare nella realizzazione dell’opera. A che cosa serve, come chiede qualcuno, una moratoria dei lavori per discutere, incontrare le comunità, confrontarsi? Per anni lo si è fatto, nonostante a qualcuno faccia comodo negarlo, e alla fine un Governo ha preso una decisione: l’opera si fa. Questo deve bastare. Punto.

Perché lo ha deciso un’autorità superiore, che stava nei palazzi romani anche grazie al voto dei valsusini; perché siamo un Paese infilato in un sistema che si chiama Europa e che, se ci chiede di fare qualcosa, piaccia o non piaccia lo dobbiamo fare; perché siamo stufi del cazzeggio ambientalista all’italiana che un momento è “riduciamo il trasporto su gomma perché inquina, a favore del trasporto su rotaia” e il momento dopo “la Tav no perché non serve ed è dannosa“; perché ormai la favola del valligiano buono e del black bloc forestiero cattivo non sta più in piedi, dopo i video pubblicati dal Corriere la scorsa settimana; perché la gente non deve più cadere dai tralicci e nemmeno arrampicarcisi sopra; perché polizia e carabinieri che presidiano la valle sarebbero più utili se impiegati a mettere in galera mafiosi, trafficanti e criminali veri; perché lo sviluppo di un Paese deve smetterla di essere bloccato dai localismi sfrenati; perché siamo stanchi dei tribuni alla Travaglio che buttano benzina sul fuoco, danno degli squadristi agli agenti e poi, magari, in altre sedi fanno dei pistolotti sui magri stipendi dei poliziotti, poverini, che vanno a prendersi le sassate in faccia per 1200 euro al mese.

E basta. Facciamo questa Tav e non se ne parli più. E una volta completata si facciano le polentate nelle stazioni, non di fronte ai cantieri. Ah, dimenticavamo… A chi scrive, tra breve costruiranno una superstrada a 400 metri dalle finestre di casa e la cosa non ci trova per nulla contrari. Giusto per ribadire che la filosofia di quello che gli anglosassoni chiamano NIMBY (“not in my back yard”, non nel cortile di casa mia) non ci appartiene.