Tasse da cani

di Davide PASSONI

Ha fatto un gran discutere l’ennesima pagliacciata, o provocazione, scegliete voi, che nei giorni scorsi è uscita da ambienti governativi riguardo materie di ambito fiscale. Una fantomatica tassa su cani e gatti.

L’antefatto. Nel 2009 due parlamentari del Pdl, Jole Santelli e Fiorella Ceccacci, avevano presentato una proposta di legge che prevedeva di tassare gli animali domestici e, con i proventi della tassa, imponibile a discrezione dei comuni, sviluppare iniziative per combattere il randagismo e altri atti di sopruso sugli animali. Una proposta passata praticamente sotto silenzio fino a che, la scorsa settimana, il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo – che forse l’aveva scoperta chissà come – si è lasciato andare a una esternazione: il governo è d’accordo “in linea di principio con l’istituzione di una nuova tassa sugli animali domestici“.

Apriti cielo. Animalisti, associazioni ambientaliste, vertici dell’Enpa, deputati e senatori noti per il loro amore per cani e gatti più che per quello verso i loro elettori hanno praticamente seppellito il povero Polillo di improperi e proteste finché lui, da Twitter, si è rimangiato tutto: “Tranquilli: nessuna tassa sugli animali domestici. Era solo una battuta nei confronti di un deputato che l’aveva proposta“.

Ci credete? Noi no… Al di là del fatto che scherzare, oggi, parlando di nuove tasse è di pessimo gusto, magari sull’onda del can can che si è scatenato, Polillo ha fatto retromarcia, ma siamo sicuri che prima o poi il governo non ci penserà davvero? Badate bene, dove si possono raccogliere quattrini, Monti e i suoi non si fanno pregare a metterci le mani. Guardate la buffonata della tassa sulle bibite gassate o, più in generale sul junk food. Lo Stato si traveste da stato etico e ci dice che ci tassa perché ha a cuore la nostra salute, ci indica che cosa fa bene e che cosa fa male – e lo tassa – perché vuole che stiamo bene: mica per noi stessi, no, no, perché altrimenti le nostre malattie diventano un costo sociale. Balle. In questa visione non c’è nulla di etico, c’è solo la volontà di tassare e depredare più che si può e dove si riesce, fingendo di pensare al nostro bene.

Stesso discorso con cani e gatti: che volete che interessi al ministero delle Finanze se ci sono più o meno randagi per strada? La verità, anche qui, è che lo stato si traveste da San Francesco ma in realtà fa come San Matteo prima della conversione: l’esattore delle tasse spietato e assetato di soldi. Vedremo se Polillo si rifarà vivo, presto o tardi…