Rientro amaro per gli operai di Alcoa

Hanno occupato la nave Sharden per alcune ore e poi, dopo le 9 di questa mattina, gli operai Alcoa sono scesi, con la stessa rabbia e delusione che avevano quando vi erano saliti.

Niente violenza, niente disordini: è stata una manifestazione del tutto pacifica, accolta dalla nave della Tirrenia con disponibilità e calore.
Ma, se la battaglia è conclusa, apparentemente senza danni, la guerra è ancora aperta, come hanno confermato i protagonisti dell’occupazione.

La prossima tappa è Portovesme, verso la quale gli operai si dirigono amareggiati e non ancora sicuri di cosa faranno. Una cosa è certa: qualunque sarà la decisione, si tratterà di una scelta di gruppo.
In tutto, gli operai che, da Roma, dove avevano manifestato ieri davanti al Ministero per lo Sviluppo economico, sono tornati ad Olbia sono 350 e tutti coesi.

Ciò che ha portato i lavoratori a manifestare e poi ad occupare pacificamente la Sharden, è il desiderio di lanciare un segnale chiaro e forte al Governo, segnale che continuerà con una manifestazione al giorno, fino alla chiusura della vertenza, quella che dovrebbe portare alla chiusura dell‘impianto.

Ma cosa è successo a bordo della nave? Tutti, manifestanti ed equipaggio, hanno rilasciato le stesse dichiarazioni: nessun disordine tra gli occupanti, solo un malumore diffuso dovuto alla preoccupazione per il proprio futuro, da parte degli operai che rischiano di ritrovarsi senza un lavoro.

La protesta, sulla Sharden, è stata cadenzata dal battere degli elmetti, che indicavano l’indignazione, la rabbia e la delusione dovuti al confronto avvenuto a Roma con il ministero dello Sviluppo economico, la Regione Sardegna e la Provincia Carbonia Iglesias.

E infatti, viste le conclusioni assolutamente inadeguate, i sindacati non hanno deciso di sottoscrivere i verbali.
La conclusione di questa amara vicenda è ancora lontana.

Vera MORETTI