“Mediazione, una cultura da diffondere”

di Davide PASSONI

L’Associazione Mediatori e Conciliatori Italiani è una voce importante nel mondo della mediazione italiana. Ecco perché il suo presidente, Damiano Marinelli, 37enne avvocato in Perugia, ci ha tenuto a dire la sua a Infoiva sul tema dell’obbligatorietà o meno della conciliazione.

Come valuta Amci il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
A onor del vero, in queste settimane il caso è montato ma a oggi abbiamo solo un comunicato della Corte Costituzionale nel quale si parla di eccesso di delega come motivo della bocciatura dell’obbligatorietà, nulla di più. Stiamo tutti aspettando il deposito della sentenza per capirne le complete motivazioni.

Bocciatura dell’obbligatorietà salutata con giubilo da più parti…
La mediazione è uno strumento nuovo che va ancora pienamente valutato, che deve essere conosciuto dal cittadino: il modo migliore per farlo conoscere penso sia proprio introdurne l’obbligatorietà. Si potrebbe anche prevedere un limite temporale a questa obbligatorietà, come momento per far entrare la mediazione nell’ottica del soggetto tipo che la utilizzerà, per indurlo a familiarizzare con lo strumento. Se poi si riuscissero ad aumentare i vantaggi fiscali che il ricorso alla mediazione offre, si potrebbe innescare un circolo virtuoso anche quando questa non sarà obbligatoria.

Da più parti si tende a indicare la magistratura come una sorta di “ispiratrice occulta” del pronunciamento della Corte Costituzionale. Che cosa pensa?
Tantissimi dei nostri circa 2500 iscritti sono avvocati. Non esiste più – se mai è esistita – la distanza tra le due professioni: la più attigua a quella di mediatore è proprio quella di avvocato, poi vengono i commercialisti e altri professionisti in generale.

Crede anche lei che la conciliazione possa dare più opportunità agli avvocati, anziché sottrarle?
Sì, ci sono possibilità in più soprattutto per i giovani avvocati. Credo che l’opposizione più forte alla mediazione venga più dalle strutture di rappresentanza che dagli avvocati della base, anche perché sono i primi che lavorano nei tribunali e conoscono la situazione della giustizia italiana: senza strumenti alternativi per lo snellimento dell’arretrato civile, rischia il collasso.

E fino a ora, la mediazione ha funzionato?
Pensi che sia la mediazione sia gli arbitrati, a oggi aumentano di numero: e gli arbitrati sono economicamente meno vantaggiosi della mediazione. Gli strumenti di Adr (Alternative Dispute Resolution, ndr) sono ormai utilizzati largamente in tutto il mondo e la normativa italiana era vista molto bene in Europa. Certo, c’è poi da dire che se una cosa è obbligatoria non può essere anche costosa, per non limitare la possibilità di accesso alla giustizia a tutti, in spregio all’articolo 24 della Costituzione.

Una volta conosciute le motivazioni della sentenza della Cassazione, come vi muoverete?
Abbiamo cominciato a esaminare le strade da percorrere. Resta anche da capire se la sentenza della Consulta ritiene assorbente l’eccesso di delega o parla anche di lesioni ad altri articoli della Costituzione, nel qual caso le cose sarebbero diverse. Se, come sembra, l’unico vulnus sta nell’eccesso di delega, allora le cose potrebbero essere sistemate con una legge parlamentare che elimini il vizio formale. Certo, fino a che non si conoscono le motivazioni della sentenza, il Parlamento non si può muovere.

Molti hanno visto nella mediazione obbligatoria un’opportunità per fare impresa o per avere un lavoro. Ora rischiano di trovarsi con tempo e soldi buttati e incerte prospettive professionali. Vero?
C’è tanta gente che ha investito tempo e soldi, perché l’interesse sul tema è alto e penso che i suoi sviluppi influiranno molto anche sui possibili investimenti stranieri in Italia. Quale imprenditore straniero investirebbe serenamente da noi sapendo che non ci sono strumenti deflattivi dei procedimenti ordinari cui ricorrere in caso di contenzioso, come la mediazione o l’arbitrato?

Secondo l’Int, chi pensava di fare business con la mediazione si sbagliava, non sono maturi i tempi. Vero?
I tempi maturi li creano anche le persone. Chi ha investio in questo campo può averli valutati maturi perché ha guardato a quanto accade all’estero.

In una parola, quindi, l’Amci è favorevole all’obbligatorietà?
Noi vedremmo di buon occhio il ripristino dell’obbligatorietà. Faccio sempre un esempio: fino a poco tempo fa si fumava ovunque e in auto si viaggiava senza cinture; ora, grazie alle leggi, abbiamo normalizzato dei comportamenti che sono consolidati e seguiti praticamente da tutti. La mediazione, per ingranare bene, deve essere conosciuta, magari anche rendendola obbligatoria per un certo periodo. Magari insieme a delle agevolazioni fiscali, anche se prevederebbero dei capitoli di spesa ad hoc da parte dello Stato che in questo periodo vedo poco probabili.