L’intervento di Massimo Miani sul redditometro

Massimo Miani, candidato alla presidenza del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti contabili, ha voluto, con un suo intervento, esprimere il suo parere sul redditometro e togliere, una volta per tutte, sospetti e dubbi.

Dopo aver ribadito che si tratta di uno strumento per misurare il livello dei consumi e degli investimenti dei contribuenti, per metterlo a confronto con il livello di reddito di cui ha dichiarato essere titolare, Miani ha posto l’accento su criteri di misurazione e modalità di applicazione.

Quanto ai primi, un eccessivo ricorso a parametri di tipo statistico, in luogo di spese e investimenti effettivamente sostenuti dal contribuenti, può stravolgere la natura stessa del redditometro in quella di uno studio di settore per famiglie, esponendo 40 milioni di contribuenti ai tutt’altro che piacevoli effetti collaterali, nella dialettica col fisco, che già da 15 anni gli studi di settore veri e propri ribaltano sui 5 milioni di partite IVA italiane. Quanto ai secondi, un uso ‘di massa’ e meccanicistico dello strumento, tanto più se fondato in parte rilevante su parametri quantitativi di tipo statistico, può veramente creare molti più problemi sul fronte dei consumi di quanti possa concretamente risolverne sul fronte della lotta all’evasione fiscale”.

Facendo riferimento alla posizione dell’Agenzia delle Entrate, il candidato presidente ha riconosciuto, da parte dell’istituto, interventi importanti, quali:

  • valenza assolutamente residuale delle stime di reddito fondate su parametri statistici rispetto a quelle fondate su spese e investimenti effettivamente sostenuti;
  • applicazione selettiva dello strumento ai soli casi di incongruenze macroscopiche che possono indurre a presumere ipotesi di e evasione “spudorata”;
  • vere e proprie franchigie (quantificate dall’Agenzia in 12.000 euro) sotto le quali le incongruenze, tra reddito misurato dal redditometro e reddito dichiarato dal contribuente, non verranno in ogni caso prese in considerazione.

Nonostante, però, per i commercialisti il redditometro possa essere considerato un valido strumento di supporto per la lotta all’evasione fiscale, vengono richieste modifiche normative che possono ulteriormente agevolare il lavoro dei “tecnici”.
Questo è quello che chiedono i commercialisti italiani, a garanzia di un rapporto tra fisco e contribuente basato su impegni reciproci”.

Vera MORETTI