Non splende il sole sul fotovoltaico italiano

L’uscita dall’energia atomica non offrirà alcun vantaggio al settore solare. Al contrario, l’attività nei mercati principali è in recessione e minaccia in modo crescente gli interessati. “Nei prossimi anni oltre la metà delle industrie del settore solare scomparirà“, ha pronosticato Danilo Zatta, Senior Director della società di consulenza internazionale Simon-Kucher & Partners, il quale, come consulente aziendale, ha assistito sia multinazionali sia PMI in Italia e a livello globale ed è il responsabile del Centro di Competenza “Energie rinnovabili” in Italia.

La domanda sta calando, anche a causa del mutato contesto politico. Il taglio ai contributi per il conto energia è solo uno degli esempi. Le aziende fornitrici di energia si affidano sempre più all’energia eolica. Dopo una fenomenale crescita nel 2010, il mercato fotovoltaico italiano ha subito una battuta d’arresto nel 2011 a causa della nuova normativa voluta dal governo italiano a partire dal 31 maggio 2011, che ha creato forte incertezza. A fine 2010 solo 2.3 Gigawatt sono installati – con il Quarto Conto Energia ne sono previsti altri 3-5 entro fine 2011 (Fonte: EPIA “Global Market Outlook for PV until 2015”). Nei magazzini di tutto il mondo sono stoccati moduli per una potenza pari a 10 GW. Il settore solare sta perdendo oltre sei milioni di euro al giorno a causa della caduta dei prezzi del 15% all’anno. Secondo Zatta, “il settore solare ha già superato da parecchio tempo il suo periodo d’oro. Per fermare questa tendenza negativa le imprese ora devono darsi da fare e calibrare le strategie di vendita“.

Le grosse giacenze di magazzino, pari a 10 GW, dei moduli solari provocano un’elevata perdita di valore e compromettono le aspettative di profitto per quest’anno. Presupponendo l’attuale livello di prezzi di circa 1,50 €/kW e una riduzione dei prezzi pari al 15% si ottiene una perdita di valore di 2,25 miliardi di euro all’anno, corrispondente a 6,2 milioni di euro al giorno. Inoltre la competizione della Cina accresce la pressione. “I cinesi sono qualitativamente all’altezza dei produttori occidentali, ma hanno costi di produzione minori e, allo stesso tempo, investono molto denaro nella distribuzione e nel rafforzamento del mercato e della notorietà“, chiarisce Zatta. Ad esempio, l’impresa cinese Yingli è il maggiore partner della FIFA e del Bayern Monaco, squadra della Bundesliga, la serie A tedesca. Le attività su grande scala, che rafforzano il mercato, sono a malapena presenti nel settore fotovoltaico italiano. Zatta critica il fatto che molte imprese italiane non abbiano né una posizione competitiva chiara né profilo di mercato ben definito. “Chi non ha le dimensioni di Bosch avrà difficoltà ad imporsi e a restare sul piano internazionale. Perciò, per le piccole imprese, è molto problematico ricercare la fortuna sul mercato statunitense o cinese, anche a causa degli scarsi mezzi finanziari“, sostiene. Inoltre manca una distribuzione convincente, specialmente per ciò che riguarda l’elaborazione del mercato e la vicinanza ai clienti. Chi non investe nel mercato e nella diffusione sarà annoverato tra i perdenti e, di conseguenza, scomparirà.

La caduta dei prezzi assottiglia molto il profitto. Un altro fattore potenzialmente fatale per le imprese del settore solare è infatti rappresentato dalla sottovalutazione dell’effetto leva dei prezzi sul profitto. Molte imprese del settore solare non si sono ancora attrezzate per la caduta dei prezzi, già in atto. L’analisi di 13 imprese del settore solare, quotate in Borsa, dimostra che non sono soltanto le piccole e medie imprese a essere colpite dalla caduta dei prezzi. Ciò provoca forti perdite di profitto per le aziende del settore. Finora la maggior parte delle imprese del settore solare ha dovuto combattere contro questa caduta dei prezzi per non ritrovarsi con un profitto azzerato e i conti in rosso.

I risultati dell’analisi sono allarmanti. “Questo sviluppo è drammatico. Tuttavia esistono ancora dei rimedi” spiega Zatta, il quale consiglia di limitare la caduta dei prezzi con una differenziazione degli stessi e dell’offerta di servizi a valore aggiunto. Se si riuscisse a limitare il calo dei prezzi al 5% rispetto al 10%, le imprese del settore solare realizzerebbero al posto di una perdita un utile pari a circa mezzo miliardo di euro. “Il prezzo è la maggiore determinante del profitto e questo deve risultare chiaro anche alle imprese del settore solare“, ribadisce Zatta. Inoltre critica nuovamente la mancanza di concetti fondamentali per il mantenimento di un premio di prezzo, per la differenziazione di prezzo e per l’offerta di pacchetti specifici a gruppi target. “Le imprese del settore solare sono sottoposte a pressioni su tutti i versanti e lo sforzo per eliminare tali pressioni spetta principalmente a loro stesse“, conclude.

d.S.