Gli italiani le fanno meglio. Le case

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Non è certamente un dato nuovo: le imprese italiane che meglio resistono alla crisi sono quelle maggiormente esposte all’estero, quelle che esportano e che, all’estero, compensano l’asfissia del mercato interno, incapace di assorbire i loro prodotti.

A sorpresa, ma forse neanche tanto, scopriamo che il discorso vale anche per le imprese della filiera edile. Fatturato triplicato negli ultimi otto anni, 63 miliardi di euro di contratti di concessione nell’ambito di raggruppamenti internazionali di cui quasi 18 miliardi appannaggio delle imprese italiane, una presenza in una novantina di Paesi nel mondo. Sono alcuni dei numeri più importanti contenuti nell’ultimo Rapporto Ance sull’industria delle costruzioni italiane nel mondo, presentato nei giorni scorsi alla Farnesina.

I dati dell’Ance fotografano una crescita della presenza delle imprese italiane all’estero, a fronte della crisi del settore all’interno dei confini nazionali. E dal momento che, come si suo dire, Italians do it better, gli italiani lo fanno meglio, grazie all’altissimo livello di know how tecnologico, le imprese tricolori sono riuscite a penetrare in mercati competitivi e selettivi come Canada, Stati Uniti e Australia.

Il fatturato estero nel 2012 è stato di oltre 8,7 miliardi di euro, con una crescita dell’11,4% rispetto all’anno precedente. In più, dal 2004 al 2012, l’estero è cresciuto del 196,2%, con una media annua del 14,5% e nel 2012 le nuove commesse hanno raggiunto quota 12 miliardi di euro. Tra i primi 10 mercati dove sono localizzate le nuove commesse, 4 appartengono all’OCSE (Cile, Grecia, Messico, Usa) e un altro fa parte dei cosiddetti Paesi BRIC, la Russia.

Sono risultati incredibili – ha detto il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti che consentono di mantenere in vita molte aziende che sul solo mercato interno non sopravvivrebbero. La maggior parte delle grandi imprese italiane di costruzione, infatti, consegue all’estero oltre il 50% del proprio fatturato”.

Buzzetti ha anche sottolineato l’importanza della stabilità e della continuità d’azione del Governo. “L’instabilità non deve compromettere la linea di politica economica intrapresa, a cominciare dall’approvazione della legge di stabilità, per scongiurare il commissariamento del nostro Paese. E’ fondamentale confermare la cancellazione dell’Imu sulla prima casa e convertire in legge i provvedimenti a sostegno dell’edilizia”.