Tasi dannosa per gli immobili commerciali

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La Tasi rischia di diventare una vera e propria nemica per negozi e capannoni, poiché, secondo la stima della Cgia, potrebbe subire un’impennata ed aumentare di 140 euro per i primi e di quasi 400 euro per i secondi, rispetto al 2013.

A fronte di queste cifre, il carico fiscale sugli immobili ad uso commerciale e produttivo relativo all’anno in corso potrebbe ammontare a 1,6 miliardi di euro.

Gli aumenti di imposta assumono dimensioni ancor più preoccupanti se il confronto viene eseguito rispetto al 2011, anno in cui si è pagata per l’ultima volta l’Ici, l’incremento del carico fiscale rischia di essere addirittura esponenziale: per i capannoni potrebbe sfiorare l’ 89%, per i negozi addirittura il 133%.

Per il 2014, invece, si è ipotizzato che i Comuni applichino la medesima aliquota Imu del 2013 e aumentino al massimo quella della Tasi: operazione molto diffusa in gran parte dei Comuni capoluogo di provincia che hanno già deliberato per il 2014.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha dchiarato a proposito: “Negli ultimi anni l’incremento della tassazione a livello locale è stato a dir poco eccessivo. Per quanto riguarda gli immobili, con l’Imu e, da quanto si è capito fino a ora, anche con la Tasi, i Sindaci hanno cercato, nel limite del possibile, di non penalizzare le abitazioni principali a discapito delle seconde/terze case e degli immobili ad uso strumentale. E’ bene che ora gli Enti locali facciano attenzione: un ulteriore aumento del carico fiscale sugli immobili produttivi e commerciali potrebbe mettere fuori mercato molte aziende che sono sempre più con l’acqua alla gola per la mancanza di liquidità”.

  • Rispetto al 2013, sono due i fattori che rischiano di far aumentare nuovamente il peso fiscale sugli immobili strumentali:
    la riduzione della quota di Imu deducibile ai fini delle imposte dirette che scende dal 30 per cento del 2013 al 20 per cento previsto per quest’anno;
  • l’introduzione della Tasi (il nuovo tributo sui servizi indivisibili), in sostituzione della maggiorazione Tares.

Dall’analisi delle delibere dei Comuni capoluogo di provincia che hanno approvato quest’anno le aliquote Imu e Tasi sui fabbricati ad uso produttivo e sui negozi, si è rilevato che negli ultimi due anni l’aliquota media Imu ha superato il 9 per mille, discostandosi in maniera significativa dall’aliquota base del 7,6 per mille.
Per quanto riguarda la Tasi, invece, moltissimi Sindaci hanno applicato l’aliquota massima che gli ha consentito di raggiungere l’aliquota massima dell’11,4 per mille.

Vera MORETTI