Effetto Charlie Hebdo sulle imprese

Effetto Charlie Hebdo sulle imprese

La strage al settimanale parigino Charlie Hebdo non ha sconvolto solo tutto il mondo in generale ma, in Italia, anche il mondo dell’impresa. Dopo i fatti di Parigi e la carneficina a Charlie Hebdo, cresce infatti l’insicurezza tra le imprese italiane, sempre più multietniche. Non si tratta certamente di allarme, ma gli imprenditori di casa nostra qualche domanda cominciano a farsela.

Subito dopo l’attacco a Charlie Hebdo, la Camera di commercio di Milano ha sentito oltre 300 persone nelle imprese e nel mondo lavoro: il risultato del sondaggio è che il 28% di loro si sente molto meno sicuro di prima, il 31% meno sicuro, il 26% sicuro come prima. Gli stranieri sono apprezzati nelle imprese: circa una su due ha addetti nati all’estero. Scelti per motivi culturali e per la maggiore disponibilità.

I lavoratori stranieri sono aiutati dalle imprese per la documentazione, per l’inserimento sociale, perché nei titolari e nei colleghi trovano un amico e perché riconoscono le loro feste. Si integrano meglio gli europei, soprattutto dell’est e i sudamericani. Per chi lavora, in azienda i simboli religiosi vanno tutti tollerati, alla faccia degli assassini di Charlie Hebdo. Per favorire l’integrazione chiedono controllo degli ingressi clandestini, corsi ed esami di lingua e cultura per stranieri, luoghi di aggregazione con i concittadini.

Le rilevazioni della Camera di commercio, effettuate sui dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2014 e al 2013, si innestano in un tessuto di imprese straniere che a Milano sono circa 38mila e crescono del +8%. I titolari sono soprattutto egiziani, cinesi, marocchini e rumeni.

Estendendo lo sguardo alla regione, le imprese straniere in Lombardia sono circa 88mila, +5% rispetto al 2013. Milano è prima per presenza straniera, seguita da Brescia (11mila imprenditori, +0,9%), Bergamo (circa 8mila, +3,2%), Varese (6mila, +4,2%), Monza (5.400 circa, +8%). Anche qui, come a Milano, i titolari sono soprattutto egiziani, cinesi, marocchini e rumeni. E cominciano a guardarsi le spalle: perché anche loro sono Charlie Hebdo.