Voglio il made in Italy. E lo pago

Voglio il made in Italy. E lo pago

Gli italiani vogliono il made in Italy e, per averlo, non badano a spese. È questo il succo di una consultazione pubblica online che è stata svolta sul proprio sito dal ministero delle Politiche Agricole. Il tema era quello dell’etichettatura dei prodotti agroalimentari e la consultazione, tenutasi da novembre 2014 a marzo 2015, ha coinvolto oltre 26mila utenti. I risultati sono stati resi noti da poco e sono un plebiscito per il made in Italy: l’82% dei partecipanti si è detto infatti disposto a spendere di più di fronte alla certezza della provenienza italiana di quanto acquista.

L’iniziativa del ministero prende spunto dal regolamento comunitario n. 1169/ 2011 che consente ai singoli Stati di introdurre norme nazionali proprie in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti se i cittadini esprimono, in una consultazione, parere favorevole sulla rilevanza delle dicitura di origine ai fini di un acquisto informato e consapevole. Un regolamento dal quale il made in Italy dovrebbe uscire rafforzato.

Esulta Coldiretti, da sempre in prima linea per la tutela dell’agroalimentare italiano a partire dalla sua etichettatura, che ha commentato così il risultato per bocca del suo presidente, Roberto Moncalvo: “Il fatto che l’82% degli italiani è disposto a spendere di più per avere la certezza dell’origine e provenienza italiana del prodotto alimentare che acquista e tra questi quasi la metà (40%) è disposto a pagare dal 5 al 20% in più e il 12% oltre il 20%, dimostra che in una situazione di difficoltà economica bisogna portare sul mercato il valore della trasparenza a vantaggio dei consumatori e dei produttori agricoli, con l’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza per tutti i prodotti alimentari”.

In più, prosegue Moncalvo a sostegno del made in Italy, “non è un caso che secondo la consultazione pubblica online del Ministero l’89% dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, l’87% per le carni trasformate, l’83% per la frutta e verdura trasformata, l’81% per la pasta e il 78% per il latte a lunga conservazione“.

Del resto, in materia di tutela del made in Italy, sempre Coldiretti segnala “che per l’84% dei consumatori è fondamentale che nell’etichetta ci sia il luogo di trasformazione. Nel momento dell’acquisto, per 8 persone su 10 è decisivo che il prodotto sia fatto con materie prime italiane e sia trasformato in Italia, a seguire il 54% controlla che sia tipico, il 45% verifica la presenza del marchio Dop e Igp, mentre per 3 su 10 conta che il prodotto sia biologico”.