L’ olio di oliva italiano tiene ma soffre

L’ olio di oliva italiano tiene ma soffre

L’ olio di oliva italiano è l’oro verde del nostro agroalimentare, in tutti i sensi. Il 2014 si è infatti chiuso con un export di olio di oliva superiore alla 400mila tonnellate, cifra che ha confermato la leadership del nostro settore oleario.

Per la precisione, secondo i calcoli di Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, si tratta di 410mila tonnellate di olio di oliva esportate, che hanno fatto lievitare del 6,6% la quota degli scambi con l’estero, che hanno generato un controvalore di quasi 1 miliardo e 400milioni di euro.

Numeri che tengono alto la bandiera dell’ olio di oliva made in Italy in un’annata difficile, nella quale la produzione ha risentito pesantemente della scarsità di materia prima e degli attacchi della mosca olearia, che hanno costretto le aziende del settore oleario a ricorrere alle importazioni. Nel 2014, infatti, l’import ha superato le 660mila tonnellate, necessarie per sopperire alla scarsità della produzione italiana.

I numeri di Assitol riferiti all’import-export dell’ olio di oliva confermano quindi un andamento consolidato: se, da una parte, la leadership dell’export ha fatto registrare un importante valore aggiunto, dall’altra i problemi riscontrati durante il raccolto, insieme alla crisi dei consumi interni ed esterni hanno consentito di chiudere il 2014 in pareggio nella bilancia commerciale del settore.

Secondo Assitol, quindi, “la riconferma della leadership italiana sui mercati esteri si deve alle competenze delle nostre imprese, che in media esportano il 60% dei loro. Sul primato commerciale italiano pesa soprattutto la capacità industriale nel selezionare con cura la materia prima, che deve garantire al consumatore prodotti di qualità costante. Grazie a questo know how, sviluppato a partire dall’800, l’industria olearia oggi vale più di un miliardo di euro della bilancia commerciale, con un fatturato di oltre 2 miliardi“.