Controllo a distanza sul lavoro, scoppia la bomba

Controllo a distanza sul lavoro, scoppia la bomba

Che sarebbe stata una bomba lo si è capito non appena la notizia è stata diffusa, ma con il passare delle ore la polemica continua a montare. Parliamo del controllo a distanza su computer e telefonini aziendali che, secondo quanto riporta il decreto attuativo del Jobs Act che modifica l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, può avvenire anche senza previa consultazione dei lavoratori e accordo sindacale.

Il testo ministeriale recita infatti così: “Accordo sindacale o autorizzazione ministeriale non sono necessari per l’assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore”.

Subito infiammata, come era prevedibile la Cgil, la cui posizione è stata espressa a chiare lettere dalla segretaria nazionale, Serena Sorrentino: “Sul controllo a distanza siamo al colpo di mano. Non solo daremo battaglia in Parlamento, ma verificheremo con l’Autorità per la protezione dei dati se ciò si può consentire”.

Nella relazione illustrativa del decreto attuativo, il governo precisa che il controllo a distanza riguarda device fissi e mobili come computer, tablet e smartphone aziendali, oltre ai badge per rilevare presenze e accessi. Rimangono obbligatori l’autorizzazione ministeriale o l’accordo sindacale per l’installazione di impianti audiovisivi o di sorveglianza.

Infatti questi impianti audiovisivipossono essere impiegati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale e possono essere installati previo accordo collettivo stipulato dalla rappresentanza sindacale unitaria o dalle rappresentanze sindacali aziendali. In mancanza di accordo possono essere installati previa autorizzazione della Direzione territoriale del lavoro o, in alternativa, nel caso di imprese con unità produttive dislocate negli ambiti di competenza di più Direzioni territoriali del lavoro, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali”, recita il testo del decreto.

Il governo precisa ancora che i dati raccolti attraverso il controllo a distanza di pc, smartphone e tablet potranno essere utilizzati “ad ogni fine connesso al rapporto di lavoro, purché sia data al lavoratore adeguata informazione circa le modalità d’uso degli strumenti e l’effettuazione dei controlli, sempre, comunque, nel rispetto del Codice privacy”.

Troppo poco per i sindacati e per parte dei lavoratori, per i quali il controllo a distanza è peggio del Grande Fratello: qui, purtroppo si lavora, non si cazzeggia in una casa per mesi.