Imprese e valore aggiunto del settore della ristorazione

Imprese e valore aggiunto del settore della ristorazione

Dopo aver visto nei giorni scorsi i segnali incoraggianti per il settore della ristorazione italiana e le tendenze di consumo degli italiani che quotidianamente frequentano bar e ristoranti, oggi torniamo ad analizzare il Rapporto Fipe 2015 sulla ristorazione dal punto di vista dei numeri.

La ristorazione italiana conta 320.391 imprese, suddivise in 149.085 bar e 168.289 ristoranti di varia tipologia. Che quello italiano sia un mercato a forte densità imprenditoriale è noto. I numeri dicono che, a fronte di una densità che in Francia è di 329 imprese per 100mila residenti, in Germania di 198 e nel Regno Unito addirittura di 181, l’Italia presenta un indice di 440 imprese della ristorazione per 100mila residenti.

Il tasso di competizione del mercato della ristorazione è elevato e gli effetti sul turnover imprenditoriale sono evidenti, tendenza che conferma la sostanziale fragilità del tessuto produttivo del settore, ulteriormente accentuata dalla crisi.

Infatti, nei primi nove mesi del 2015 hanno avviato l’attività 12.726 imprese mentre 20.018 l’hanno cessata, determinando un saldo negativo di 7.292. Anche nel 2014 il saldo è stato negativo per circa 10mila unità. Tuttavia il clima di fiducia delle imprese della ristorazione migliora: nel terzo trimestre del 2015 è infatti tornato ai livelli del 2007.

Il valore aggiunto del settore italiano della ristorazione sfiora i 40 miliardi di euro ed è del 19% superiore a quello dell’agricoltura e del 52% superiore al valore aggiunto dell’industria alimentare. L’impatto della crisi sulle performance del settore è avvenuto con un certo ritardo, ma ha dispiegato i propri effetti negativi nel biennio 2012-2013, quando ha segnato una contrazione di oltre il 4%.

Vedremo domani qual è, in termini numeri, la dimensione del settore della ristorazione sul totale degli occupati nel comparto del turismo e quali sono le tendenze occupazionali degli ultimi anni, con un occhio anche agli indici di produttività e all’andamento dei prezzi del settore.