Referendum costituzionale: in rete vince il No

Referendum costituzionale: in rete vince il No

Ormai il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre è diventato un tormentone senza fine su tutti i mezzi d’informazione. Poteva forse la rete restare fuori dalla bagarre referendaria? Naturalmente no.

Un’analisi relativa al sentiment in rete sul referendum costituzionale, realizzata da Reputation Manager, principale istituto italiano nell’analisi e misurazione della reputazione online di brand e figure di rilievo pubblico, ha rilevato che il 76,18% di commenti negativi verso il decreto legislativo proposto dal ministro Boschi. Il restante 23,55% consiste invece in commenti a favore del referendum.

L’analisi ha monitorato i contenuti sul web generati spontaneamente dagli utenti relativi al referendum costituzionale tra agosto e settembre 2016, per capire il tenore e l’orientamento del dibattito su internet fra i due schieramenti. In particolare, l’analisi ha monitorato i contenuti UGC – User Generated Content (quelli, cioè, generati dagli utenti nei diversi canali online, come ad esempio post, commenti ad articoli, blog) e sui social media (Facebook-Twitter).

La ricerca delinea anche la distribuzione dei contenuti per tipologia di canale. La maggior parte dei commenti generati dagli utenti sul referendum costituzionale si trova infatti all’interno dei siti di testate giornalistiche (36,6%), seguiti da blog (21,1%) e portali di news (19,1%).

All’interno delle conversazioni online analizzate, sono stati rilevati i protagonisti principali del dibattito costituzionale. Il protagonista assoluto delle discussioni è Matteo Renzi, che viene citato nel 54% delle conversazioni, seguito dal Movimento 5 Stelle (24%), dal Presidente Sergio Mattarella (12%) e da Massimo D’Alema (10%).

Il Premier viene criticato su molti fronti dal popolo del web. Gli utenti contestano ripetutamente la personalizzazione del voto, poi ritrattata, le false promesse utili solo per attirare voti, l’annuncio di possibili “catastrofi” nel caso in cui vincessero le ragioni del No.

Dall’analisi dei commenti che citano il M5S appare evidente che ai pentastellati gli utenti del web attribuiscano grandi capacità di mantenere un contatto diretto con i cittadini, una comunicazione chiara ed efficace, anche in questa campagna elettorale a favore del No.

I commenti che citano il Presidente della Repubblica si riferiscono soprattutto all’assenza di una sua presa di posizione chiara rispetto a questioni importanti come la denuncia del comitato per il No per la mancanza di visibilità nelle reti televisive, le dichiarazioni dell’ambasciatore americano in Italia, che secondo i sostenitori del No erano finalizzate a influenzare il voto degli italiani sul referendum costituzionale.

Per il popolo del web i motivi di fondo che spingono Massimo D’Alema a schierarsi a favore del No sono altri rispetto a quelli costituzionali, credendo che quest’appoggio al No sia solo un’altra arma per portare a termine la sua lotta intestina al partito, andando anche contro sue precedenti posizioni politiche.

Su Facebook, il 67% delle pagine che parlano del referendum costituzionale è a favore del No (con un totale di 64.994 fan), il 30% del (con un totale di 10.929 fan) e il restante 3% (con un totale di 224 fan) ha esclusivamente uno scopo informativo e divulgativo, senza alcuna connotazione politica.

Su Twitter sono stati invece rilevati oltre 550mila tweet riguardanti il referendum costituzionale e quasi 53mila utenti attivi su questo tema.