Gli sprechi della Pubblica Amministrazione italiana secondo la CGIA

L’Ufficio Studi della CGIA ha voluto stimare e quantificare le uscite che l’Amministrazione Pubblica italiana potrebbe, invece, risparmiare se venisse utilizzata una maggior oculatezza.
Si tratta di una cifra enorme, perché la stima riguarda 16 miliardi di euro all’anno che potrebbero essere tranquillamente non spesi, che si raddoppierebbe probabilmente, se si potessero quantificare le spese riducibili ai falsi invalidi, a chi percepisce deduzioni/detrazioni fiscali non dovute o alla cattiva gestione del patrimonio immobiliare.

Ma non basta: se la nostra Amministrazione pubblica avesse in tutta Italia la stessa qualità nella scuola, nei trasporti, nella sanità e nella giustizia, solo per fare alcuni esempi, il nostro Pil aumenterebbe di 2 punti, ovvero di oltre 30 miliardi di euro, all’anno.

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, ha dichiarato: “Dopo aver approvato in fretta e furia una legge di Bilancio molto generosa sul fronte delle uscite, ora, dopo la richiesta da parte dell’Ue di correggere i nostri conti pubblici per 3,4 miliardi, il Governo decide di recuperarli agendo soprattutto sul fronte delle entrate. Non sarebbe il caso, invece, di intervenire in misura più aggressiva nei confronti della spesa pubblica improduttiva che risulta avere ancora dimensioni molto preoccupanti ?

Renato Mason, segretario della CGIA, ha poi aggiunto: “Ricordo che l’80 per cento circa delle merci italiane viaggia su gomma. E’ vero che grazie al rimborso delle accise gli autotrasportatori, solo quelli con mezzi sopra i 35 quintali, possono recuperare una parte degli aumenti fiscali che subiscono alla pompa. Tuttavia, nel caso scattassero gli incrementi di accisa, potrebbero verificarsi dei rincari dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei negozi e dei supermercati del tutto ingiustificati, penalizzando soprattutto le famiglie a basso reddito”.

Vera MORETTI