Pmi: l’internazionalizzazione verso la Cina

Per le piccole e medie imprese l’internazionalizzazione rappresenta un punto cruciale da non sottovalutare e, considerando le sue enormi potenzialità, la Cina è ad oggi il mercato più interessante e favorevole, considerando la considerazione di cui gode il Made in Italy, in particolare il settore del lusso.

I dati lo confermano: la Cina ha contribuito, nel 2016, a far aumentare dell’1% il mercato del lusso globale e le stime per l’anno in corso sono più che positive, poiché secondo la Fondazione Altagamma il mercato del lusso continuerà a crescere nei prossimi anni a un tasso medio annuo del 2-3%, portando i clienti cinesi a rappresentare, entro il 2020, circa il 34% dei consumi totali del settore luxury.

Ciò che cambia, però, sono le modalità di acquisto: se prima i cinesi preferivano comprare sul posto, e dunque si trattava per la maggior parte di acquisti di viaggio, ora non è più così, anche a causa delle recenti riforme politiche ed economiche del Governo Cinese che hanno introdotto nuove politiche tariffarie per i viaggiatori, importatori e venditori on-line stranieri, e anche l’allineamento dei prezzi dei prodotti di lusso a quelli europei e il moltiplicarsi dei negozi duty-free.

Ciò significa che i cinesi si spostano a seconda di dove trovano l’affare più conveniente, anche se, quando si tratta di social media, le loro abitudini sono molto diverse dalle nostre. Non sono, infatti, Facebook e Instagram i più utilizzati, ma Wechat (62%) e Youku (48%) che contano 786,9 milioni di utenti attivi in Cina, pari ad oltre il 56% della popolazione cinese, di cui il 25% accede da mobile.

Si tratta di aspetti da tenere presenti, se si vuole farsi conoscere ed apprezzare nel Paese del Sol Levante, così come lo sono, ad esempio, il posizionamento sui motori di ricerca, ma anche le caratteristiche della lingua, che si presenta vasta e variegata, composta da centinaia di varianti linguistiche distinte.

Inoltre, occorre, conoscere la normativa vigente. A questo proposito, ai siti web commerciali viene richiesta la licenza ICP (Internet Content Provider) e per tutti i siti web in Cina è obbligatoria la licenza Bei’an. Il Ministero della Pubblica Sicurezza gestisce inoltre un sofisticato sistema di controllo dei contenuti sul web, il Great Firewall che impedisce automaticamente l’accesso ad oltre 18.000 siti, in base a 60 norme sulla fruizione delle informazioni in rete.

Vera MORETTI