Design italiano sempre più all’avanguardia in Europa e nel mondo

Il design, oltre alla moda e al food, sta diventando sempre più un potente marchio di fabbrica del Made in Italy. Questo fenomeno è stato analizzato dal rapporto Design Economy realizzato da Fondazione Symbola e presentato al Salone del Mobile di Milano da Domenico Sturabotti ed Ermete Realacci, rispettivamente direttore e presidente di Symbola, alla presenza del presidente di FederlegnoArredo, Emanuele Orsini.

L’Italia mantiene nel settore un ruolo di leadership, grazie al numero delle imprese attive, che sono 29 mila, meno delle 34 mila francesi ma più delle 23 mila tedesche. Seguono poi Inghilterra con 21 mila e la Spagna con 5 mila.
Inoltre, l’Italia è seconda tra le grandi economie europee con 4,4 miliardi di fatturato, superata solo dalla Gran Bretagna (8,8 miliardi), ma davanti a Germania (3,6), Francia (1,9) e Spagna (1,0).
Da podio anche la specializzazione del Paese: l’Italia è seconda, sempre dietro il Regno Unito (0,17%), per incidenza del fatturato del design sul totale dell’economia: 0,15%, quasi il doppio della media dell’Unione europea (0,09%), molto più della Germania (0,06%) e di Francia e Spagna (0,05%).

In Europa, quasi un addetto nel design su cinque (17,4%) è italiano; in numeri assoluti si tratta di 47.274 occupati nel settore sui 272.268 dell’UE. Se osserviamo il valore aggiunto per addetto negli anni 2013-14, la sola Spagna (+23,8%, che parte però da livelli molto più bassi dell’Italia) evidenzia performance migliori del nostro Paese (+7,8%), mentre sono negative sia la media dei risultati dell’Unione europea (-1,0%) che il risultato di Regno Unito (-5,2%), Germania (-11,7%) e Francia (-13,7%).

Ermete Realacci ha voluto commentare questi dati: “Il design non è legato solo all’estetica ma anche alla capacità di risolvere problemi complicati, che vale oro nella complessità contemporanea: dall’ideazione di nuovi prodotti all’individuazione di nuovi mercati, fino alla ricerca di nuovi significati. Ieri come oggi il design è l’infrastruttura immateriale del made in Italy, e non è un caso se le imprese di design prosperano lì dove ci sono le Pmi che fanno il made in Italy. Come dimostra autorevolmente il Salone del Mobile, che alla sua 56esima edizione si conferma la più importante fiera del settore a livello internazionale contribuendo all’attrattività del nostro Paese nel mondo. Il design oggi assume e veicola nei prodotti anche i dettami dell’economia circolare: efficienza, minore impiego di materia ed energia, riciclabilità. Non a caso il settore italiano del legno-arredo è primo in Europa per efficienza energetica, riduzione delle emissioni e investimenti in ricerca e sviluppo”.

Emanuele Orsini ha aggiunto: “L’Italia ha beneficiato del fortunato incontro tra il mondo artistico e creativo e il mondo manifatturiero-produttivo fortemente radicato nel territorio e fatto di eccellenza e imprenditori votati all’innovazione, che hanno saputo tradurre in realtà concreta ciò che, senza il necessario talento, poteva essere solo. Il clima culturale ha favorito le contaminazioni internazionali, eventi come il Salone del Mobile di Milano promuovono e lanciano idee e prodotti unici nel loro genere, offrono opportunità ai giovani talenti. A parte qualche piccola battuta d’arresto il settore è in crescita, ora occorre fare sistema e favorire una strategia a livello nazionale che consenta alle nostre aziende di competere sempre più nei mercati europei e internazionali”.

Ovviamente, il Legno Arredo merita una citazione a parte, poiché si dimostra essere all’avanguardia non solo per il design, ma anche per la sostenibilità ambientale.
Le aziende italiane, infatti, utilizzano 30 tonnellate equivalenti di petrolio per ogni milione di euro prodotto, contro una media Ue di 68. Ma anche per quanto riguarda le emissioni: con 39 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro, contro le 50 dei Tedeschi, le 52 dei Francesi, le 93 dei Britannici e le 124 degli Spagnoli.

Risultati per i quali vanno ringraziati soprattutto gli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo: ben 67 milioni di euro nel 2014. Più di quanti ne abbiano fatti nel medesimo anno Regno Unito e Germania, rispettivamente a quota 48,4 e 39 milioni, oppure Spagna e Polonia, ferme a 18 e 12,3 milioni.

Vera MORETTI