Service Tax, ICI e federalismo fiscale

Le Service Tax sono le garanzie del domani, il tributo unico che servirà a finanziare i servizi garantiti dai sindaci andando a sostituire i vari trasferimenti statali che oggi vengono utilizzati.

Scongiurato l’ICI, il federalismo fiscale degli enti locali dovrebbe essere di 16 miliardi di euro, ovvero, l’importo degli assegni che arrivano a vario titolo dalla Stato per rimpinguare Comuni e Provincie.

Service tax, tassa unica e fisco provinciale sarebbero dovuti già entrare di diritto con il primo decreto attuativo, ma sono stati demandati al prossimo settembre per essere temporaneamente anticipati da un più leggero federalismo demaniale.

Tutte proposte ribattute anche durante le ultime audizioni del Ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, e circa la quale il Presidente di Confedilizia Corrado, Sforza Fogliani, ha detto: «Accogliamo la proposta di Calderoli (sull’insistente abolizione dell’ICI, ndr) ma perché il sistema funzioni sono indispensabili una correlazione ferrea tra richieste e servizi e criteri standard di imposizione».

Questo per i proprietari immobiliari, mentre le Regioni aspirano al superamento dell’Irap che copre l’80% del Fisco locale (ben 34 miliardi all’anno di cui 23,5 dai privati) garantendo un’entrata sicura all’erario dei governatori. Ciò però non significa che la teoria si tramuti subito in pratica, anzi, insieme a Irpef e IVA, L’Irap perdurrà anche nei primi anni del federalismo.

Per i sindaci, la vera preoccupazione sta nelle abolizioni e nei tagli (come la tassa sui rifiuti a Roma), anche se Ilsole24ore ipotizza come soluzione al come “far funzionare i comuni senza dipendere dallo stato”, quella di portare sul territorio alcune imposte di carattere nazionale e la compartecipazione soprattutto sull’IVA.

Fonte

Paola Perfetti