Cari lettori, da oggi, 26 ottobre 2010, inizia a scrivere per Infoiva Gianni Gambarotta, firma di prestigio del giornalismo economico italiano. Nella sua rubrica Baracca&Burattini, Gambarotta commenterà ogni settimana i fatti grandi e piccoli dell’economia, italiana e non, con lo stile chiaro e diretto e con l’equilibrio che contraddistinguono un professionista di lungo corso quale è lui. Buona lettura. Il Direttore – Davide PASSONI
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Per me questa proposta che trova allineati Fini e D’Alema è sbagliata. Non parlo di giustizia sociale: da questo punto di vista in teoria potrebbe anche starci. Parlo dell’efficacia economica di una misura certo non neutra come il raddoppio, di punto in bianco, del prelievo fiscale sul risparmio. È qui che le cose non funzionano.
L’Italia ha, fra i tanti, un problema: le decisioni economiche, nella loro grande maggioranza, transitano dai partiti. È la classe politica che decide dove indirizzare risorse, investimenti, finanziamenti. E lo fa seguendo i segnali di un radar che non cerca il successo e lo sviluppo del Paese nel suo complesso, ma capta soprattutto le convenienze elettorali. Gran parte della spesa, detto in parole molto povere, è un immenso, gigantesco voto di scambio che si ripete anno dopo anno. E questo succede con qualsiasi guida politica, chiunque sieda al volante, sia di centro-destra, sia di centro-sinistra.
Ora la pressione fiscale in Italia si aggira attorno al 46 per cento della ricchezza totale prodotta dal Paese. Questo significa che i partiti ogni anno intermediano, decidono che destinazione dare a quasi la metà del Pil. Un qualsiasi aumento della pressione fiscale non farebbe che aumentare questo stato di cose.
L’Italia non ha bisogno di questo. Anzi ha bisogno, e rapidamente, di imboccare esattamente la strada opposta. Quindi io credo che qualsiasi misura che miri ad aumentare anche di un solo euro quanto lo Stato prende dai cittadini è sbagliata e va evitata per ragioni di strategia politica del Paese.
E c’è un’altra osservazione da fare. Il risparmio è stato agevolato negli anni perché rappresenta uno dei pochi fattori positivi su cui l’Italia possa contare: il ministro Giulio Tremonti si è giocato, eccome, l’enorme patrimonio di risparmio privato nazionale quando si è trattato di rinegoziare in sede europea il patto di stabilità. Quindi bisognerebbe rifletterci bene prima di buttare tutto all’aria.