Così in Italia la ripresa, secondo Tremonti, “dovrebbe essere sostenuta dall’assenza di grandi squilibri. Il sistema bancario italiano è rimasto per la gran parte immune dalle turbolenze dei mercati internazionali e il settore immobiliare è stato solo marginalmente colpito dalla correzione dei mercati”. Il livello del debito del settore privato rispetto al Pil – prosegue il ministro – “è relativamente più basso se confrontato con le altre economie avanzate. Il tasso di disoccupazione resta sotto la media dell’area euro in seguito alle diverse misure adottate per mantenere l’occupazione nonostante il rallentamento della produzione e le nuove politiche attive per il mercato del lavoro”.
Secondo il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi “permangono delle fragilità nel sistema finanziario e nel credito bancario”, che insieme alla disoccupazione pongono dei rischi per la ripresa globale. “La ripresa è partita sostenuta essenzialmente da tre fattori e cioè dallo stimolo fiscale in Usa e in alcuni Paesi dell’Unione europea, sulla spinta dei Paesi emergenti e per il ciclo delle scorte che aveva preso avvio – ha osservato Draghi – ma si sapeva che la ripresa avrebbe rallentato perché si trattava di misure temporanee mentre i Paesi emergenti continuano a crescere. La ripresa, dunque, non è finita ma continua a crescere a ritmi inferiori”. Negli Stati Uniti e in parte anche in Europa, la disoccupazione “rappresenta un freno per la ripresa – ha concluso Draghi – perché deprime i consumi”.
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