di Gianni GAMBAROTTA
L’estate scorsa ha colpito la Grecia, provocando una crisi quasi fatale dell’euro. Ora si è concentrata sull’Irlanda, sta assaggiando il Portogallo e prende le misure anche alla Spagna. E soprattutto la speculazione sta a guardare quale sarà la reazione dell’Europa, se interverrà a difesa dei Paesi deboli o se lascerà che le cose vadano seguendo un corso naturale. Con particolare attenzione vengono seguite le mosse della Germania: le banche tedesche sono le più esposte verso l’Irlanda, così come lo erano con la Grecia. Comunque, in questa aria di crisi permanente e di potenziale caos monetario, l’Italia è tenuta sotto stretta vigilanza. Sia per l’enormità del suo debito (il terzo al mondo, ma l’Italia non è la terza economia mondiale), sia per la situazione politica in cui Roma è finita e che viene guardata con crescente sospetto dalla finanza internazionale.
Lo scenario non incoraggiante. È vero che i contendenti politici hanno trovato, per lo meno, l’accordo per far passare la Finanziaria. Ma poi? Molto probabilmente si andrà alle elezioni anticipate che si terranno a marzo-aprile. Quindi per quattro-cinque mesi il Paese affronterà una delle campagne elettorali più dure della sua storia recente e tutti saranno concentrati a vincere le elezioni, a qualsiasi costo. Nessuno darà un’occhiata a quello che succede nel mondo, sui mercati. E se la bufera monetaria aumenterà di intensità (evento per nulla improbabile) chi prenderà, assieme agli altri Paesi europei, delle misure per contrastarla? Un premier e un ministro dell’Economia dimissionari e impegnati (soprattutto il primo) in estenuanti comparsate tv, comizi, incontri per conquistare consensi e voti?
Così l’Italia e la sua economia saranno lasciate da sole, le decisioni che contano saranno prese altrove. Ci si sveglierà a marzo-aprile con un Parlamento nuovo, passerà ancora parecchio tempo per formare un governo. E poi ci si occuperà del debito, dell’aumento degli spread. Sperando non sia troppo tardi.
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