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Via libera ai contratti di sviluppo per le pmi

Commercio, industria e turismo: sono questi i settori che il Governo intende promuovere maggiormente e per farlo:

  • i contratti di sviluppo nel comparto industriale sono finalizzati alla creazione di beni o servizi con particolare predilezione per profili innovativi;
  • nel turismo, invece, sono ritenuti prioritari i programmi che puntano a innalzare la qualità dell’offerta ricettiva sul territorio;
  • nell’ambito del commercio è privilegiato il miglioramento dell’offerta distributiva sul territorio.

È obiettivo principale del provvedimento quello di sostenere una dimensione imprenditoriale medio alta che possa generare occupazione e rimanere stabile.

I finanziamenti

Per ogni contratto l’importo complessivo delle spese e dei costi ammissibili degli investimenti oggetto del contratto di sviluppo, con esclusione del costo di opere infrastrutturali se previste, non deve essere inferiore a 30 milioni di euro, con riferimento ai programmi di sviluppo industriale a 7,5 milioni di euro, qualora tali programmi riguardino esclusivamente attività di trasformazione e commercializzazione di prodotto agricoli a 22,5 milioni di euro, con riferimento ai programmi di sviluppo turistico.

I progetti d’investimento devono prevedere spese ammissibili di importo complessivo non inferiore a 15 milioni di euro, a parte eventuali progetti di ricerca industriale e prevalente sviluppo sperimentale, ovvero:

– 3 milioni di euro se tali programmi riguardano esclusivamente attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli;
– 12 milioni con riferimento ai programmi di sviluppo turistico;
– 15 milioni di euro per i programmi di sviluppo commerciale.

Non essendoci una valutazione automatica il progetto deve presentare e prevedere risultati sostenuti da analisi centrate sul territorio essendo previsti finanziamenti anche per le infrastrutture, ave necessarie.

Aree svantaggiate

Nelle zone del territorio nazionale dove la crescita economica è in ritardo o del tutto inesistente i contratti di sviluppo sostengono la realizzazione di nuove unità produttive, l’ampliamento di quelle esistenti, la diversificazione delle produzioni e l’innovazione soprattutto per quanto concerne i processi.

Rientrano in questa categoria di beneficiari anche le aziende di media dimensione e le cosiddette grandi imprese che però hanno meno di 750 dipendenti ed un fatturato annuale di 200 milioni.

Ricerca

Imprese che non operano nei settori commercio, industria e turismo unitamente ai centri specializzati possono attivare contratti di sviluppo nell’ambito della ricerca industriale. Tra le azioni ammesse a sostegno figurano la ricerca pianificata o indagini critiche miranti ad acquisire nuove conoscenze, da utilizzare per mettere a punto nuovi prodotti, processi o servizi esistenti. Inoltre i contratti di sviluppo possono comprendere anche acquisizioni, combinazione, strutturazione e utilizzo delle conoscenze e capacità esistenti di natura scientifica, tecnologica, commerciale e altro allo scopo di produrre piani, progetti o disegni per prodotti, processi o servizi nuovi, modificati o migliorati; può trattarsi anche di altre attività destinate alla definizione concettuale, alla pianificazione e alla documentazione concernenti nuovi prodotti, processi e servizi. Queste attività possono includere l’elaborazione dei progetti, disegni, piani e altra documentazione.

Investitori esteri

I contratti di sviluppo sono estesi anche alle aziende con sede all’estero con il chiaro fine di attrarre investimenti sul territorio nazionale. Le industrie sono però obbligate a creare una sede operativa in Italia ed a mantenerla attiva almeno cinque anni al fine del progetto mentre le Pmi devono restare sul territorio per almeno tre anni dopo l’incasso del beneficio.

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