Dove porterà la guerra santa di Diego Della Valle contro i “vecchi” della finanza?

di Gianni GAMBAROTTA

Che cosa sta succedendo nelle stanze del potere economico italiano? Da un po’ di giorni i signori che contano hanno iniziato una schermaglia interna che potrebbe essere una tempesta in un bicchiere d’acqua oppure montare, crescere e portare chissà dove.

Il tutto è incominciato con le dichiarazioni di Diego Della Valle di un paio di settimane fa. L’irruento proprietario della Tod’s se l’è presa con i due grandi santoni della finanza, vale a dire Cesare Geronzi, presidente delle Generali, e Giovanni Bazoli, presidente di Banca IntesaSanPaolo. Questi due signori, da sempre trattati con rispetto misto a una punta di timore in tutti gli ambienti economici, sarebbero nient’altro che “due vecchietti e farebbero bene a mettersi da parte” per lasciare spazio a una nuova generazione di imprenditori. E non è tutto: i “due vecchietti”, oltre al problema legato alla carta d’identità, avrebbero anche un difetto decisamente grave: il loro potere deriva dai soldi degli altri, cioè delle società che presiedono, mentre Della Valle investe soldi suoi.

Tutti coloro che seguono le vicende, per la verità non appassionanti, dell’establishment italiano, sono rimasti sbalorditi: raramente si assiste a prese di posizione così nette, che paiono delle sfide. E si sono chiesti: chi sta con (o dietro) Della Valle? E come andrà a finire questa bagarre? È in vista un cambio della guardia in quello che resta del capitalismo italiano?

Gli eventi dei giorni successivi hanno fatto capire che Della Valle, quando fa le affermazioni infuocate di cui si è detto, non è un cavaliere solitario, non parla sull’onda di un’arrabbiatura passeggera. Dietro di lui non c’è nessuno (perché non ha bisogno di particolari sponsor o supporter) ma di fianco a lui sì. Sono molti come i Benetton, i Del Vecchio, i De Agostini, i Caltagirone che non vedrebbero con dispiacere un cambiamento dei rapporti di potere all’interno del salotto buono. Non che vogliano una rivoluzione, ci mancherebbe: non sono ambienti giacobini questi, ma pur sempre salotti buoni. Semplicemente molti desiderano un rimescolamento, una riforma per dare più spazio e più voce a protagonisti che sono ormai più che consolidati, ma ai quali non viene ancora riconosciuto un ruolo centrale nel sistema. Quindi il movimento avviato da Della Valle porterà a qualche novità.

Ora lo scontro si è focalizzato sul tema del controllo del Corriere della Sera, dove  tutti (o quasi) i protagonisti del capitalismo italiano sono presenti. E qui il vecchio establishment, per così dire, ha fatto quadrato. Ma la vicenda non è chiusa. Mister Tod’s ha dalla sua l’età, la tenacia, e molti mezzi finanziari. E alla fine i capitali, anche in un capitalismo di serie B come l’italiano, contano.

Redazione

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