Indagine Confesercenti-Ispo: Per gli italiani il peggio non è ancora passato, nonostante ottimismo per la propria condizione personale

Indagine Confesercenti-Ispo: Per gli italiani il peggio non è ancora passato, nonostante ottimismo per la propria condizione personale

Indagine Confesercenti-Ispo: Per gli italiani il peggio non è ancora passato, nonostante ottimismo per la propria condizione personale Secondo la periodica indagine Confesercenti-Ispo, è solo il 7% degli italiani a pensare che il peggio sia davvero passato a fronte di un 92% che teme che la situazione sia ancora negativa (la percentuale nel febbraio  2010 era dell’83%). Migliore appare invece la considerazione della condizione lavorativa ed economica nel piccolo, relativa alla singola persona.

In un’ intervista al sociologo Renato Mannheimer, il professore spiega così il miglioramento della considerazione circa il futuro del singolo intervistato: “E’ emerso dal sondaggio come i cittadini si sentano ancora coinvolti nella crisi: nonostante le giuste osservazioni degli economisti che annunciano l’uscita dalla crisi economica, questo dato non viene ancora percepito nella vita quotidiana degli italiani che avvertono una crisi ancora presente e perdurante nel tempo. Al tempo stesso i cittadini sono, invece, convinti che ce la faranno: una quota rilevante è convinta, infatti, di cavarsela e quindi guarda con più ottimismo al prossimo anno. Dunque sfiducia nel presente ma si confida nel fatto che ce la faremo“.

Manca però fiducia verso le istituzioni, percepite lontane e inefficienti, a fronte invece di “una maggiore fiducia nelle piccole e medie imprese che vengono avvertite come il motore dello sviluppo economico del Paese“. Mannheimer analizza inoltre la preoccupazione maggiore degli italiani ovvero il lavoro: “Gli italiani sono molto preoccupati per il lavoro: è questa la principale ansia dei cittadini. Se si chiede loro su quali temi il governo, oggi, deve maggiormente intervenire emerge al primo posto, tra le priorità, l’occupazione. Sottolineo, inoltre, che risultano preoccupati anche coloro che hanno un occupazione ma temono di perderla e fra questi anche chi occupa un posto di lavoro a tempo indeterminato, oltre ad un’importante fetta di cittadini che il lavoro non ce l’ha o lo sta per perdere”.

Ciò che appare chiaro sia dal fronte delle imprese che dei comuni cittadini è la voglia di voltare pagina in fretta, e per Marco Venturi, Presidente di Confesercenti, la politica ha un ruolo fondamentale per determinare un buon esito in termini di crescita economica: “Riteniamo fondamentale che la politica non guardi solo il suo ombelico, ma si lavori per ritrovare un vero e proprio progetto di sviluppo. Un progetto che ora manca e che invece deve diventare una priorità. Se questo è vero è altrettanto sacrosanto che si debbano tagliare spese e sprechi per ridurre la pressione fiscale oggi davvero troppo elevata e che è di impedimento ad una ripresa degli investimenti e dei consumi“.

Analizziamo ora i dati registrati dal sondaggio che restituisce una buona panoramica della situazione italiana:

PREOCCUPAZIONE – La preoccupazione verso la situazione economica incerta continua ad essere alto. Da febbraio 2010 a febbraio 2011 si è passati dal 90% al 96% in modo abbastanza omogeneo sul piano territoriale. Il picco si tocca nelle regioni del nord-ovest con il 97% (era l’86% lo scorso anno), mentre nel nord est si sale dal 90 al 94%, al centro dal 90 al 96%, al sud e nelle isole dal 94 al 96%. Maggiori perplessità per quanto riguarda il mondo del lavoro, il 95% del campione Confesercenti-Ispo continua a dichiararsi allarmato (un anno fa era il 92%) e di essi lo sono “molto” coloro che non hanno lavoro o subiscono la cassa integrazione. Impiegati e insegnanti sembrano essere i più preoccupati.

PMI – L’86% degli intervistati crede che la crisi stia pesando in modo particolare sulle piccole e medie imprese. Fra un anno per il 53% degli intervistati la situazione sarà ancora negativa (ed in peggioramento per il 25% di essi). Mentre il 43% vede un futuro positivo: di essi un 38% scommette sulla ripresa, ma appare in calo rispetto al 51% di febbraio 2010.

tute bluCASSA INTEGRAZIONE – Il 90% del campione non è stato e non prevede di andare in Cig. Anche dalle famiglie giunge qualche segnale più confortante, confermando una tendenza presente nelle rilevazioni sulla crisi, già registrata precedentemente e che vede gli italiani più pessimisti sullo scenario generale ma un poco più ottimisti sulle proprie condizioni. Le famiglie che si sentono coinvolte nella crisi sono il 20% (un anno fa erano il 23%). 3 italiani su 5 credono in un futuro migliore.

Infatti il 60% del campione è ottimista sul proprio futuro, mentre un 35% all’opposto resta pessimista. Un altro tema dolente della crisi è l’accesso ai prestiti, mitigato in parte dalle intese sulla moratoria dei debiti delle imprese, prolungata proprio nei giorni scorsi.

Le difficoltà di ottenere prestiti però ci sono: la pensa così il 52% degli italiani (un punto sopra il dato di un anno fa, ma era il 60% a settembre 2010).

ISTTUZIONI – Continua a mancare fiducia verso le istituzioni, considerate a volte inefficaci. Il miglior risultato in termini di considerazione positiva lo ottengono le Associazioni delle Pmi (dal 20% al 24%). Bene anche i sindacati (dal 15 al 20%). Meno bene le regioni e gli enti locali con un lieve calo dal 22 al 21%. Cala il governo di otto punti dal 23% al 15% mentre resta stabile l’opposizione ma all’11%. Agli ultimi posti le banche al 9% come a settembre scorso.

Per avere maggiori informazioni è possibile visitare il sito di Confesercenti e consultare lo studio relativo alla crisi in formato Pdf.

Mirko Zago