Stando alle parole di Fraia responsabile del master in social media merketing allo Iulm: “Occorre fare una considerazione preliminare: del 32% di imprese che fanno attività di social media marketing il 58% sono grandi aziende. Le medie sono il 32% e non si arriva al 10% per le piccole. Questi dati mostrano un’arretratezza culturale nel Paese nell’accettare questo tipo di leve nel marketing, e soprattutto nell’aver compreso il cambiamento di paradigma di comunicazione, tra aziende e consumatori che esse implicano. L’impiego dei social media richiede investimenti molto contenuti, se paragonato alle altre forme di promozione pubblicitaria: così, pararadossalmente, sarebbero proprio le pmi a poterne trarre maggiori vantaggi”. Con i mezzi sociali anche piccole imprese “tagliate fuori” dal grande business potrebbe avere opportunità di entrarci.
Spesso è difficile calcolare il ritorno e di conseguenza le imprese preferiscono investire in mezzi più tradizionali. In Italia l’investimento complessivo annuo in pubblicità ad esempio è intorno ai 9 miliardi di euro, poco più del 50% va ancora sulla pubblicità televisiva. I media digitali hanno superato gli investimenti rispetto al cartaceo da quattro anni, ma ancora troppo poco si fa sui social network, mezzi quanto mai economici ma ancora semi sconosciuti. E’ necessario superare il gap e far conoscere questi mezzi alle aziende per permettere loro di godere di un canale prioritario per investimenti pubblicitari coscienti e con un ritorno ottimo (Roi).
Mirko Zago
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