Il fenomeno del “turismo professionale” è sempre più praticato fin da quando la direttiva comunitaria 36 del 2005 ha stabilito la possibilità di esercitare l’attività professionale in un altro Paese dell’Unione europea. “La Direttiva 2005/36/CE ha come funzione di fondo quella di fornire uno strumento concreto per consentire a chi esercita l’attività professionale di spostare realmente, da un Paese all’altro, la sede dei propri interessi professionali e di svolgere la medesima attività per la quale si è abilitato nel Paese di origine“.
La direttiva vuole eliminare ostacoli relativi alla circolazione ma non eliminare gli esami di abilitazione previsti da ciascun Paese. Il Consigliere nazionale dei commercialisti Andrea Bonechi commenta: “Questo protocollo è frutto della volontà del Cndcec di recidere in partenza ogni tentativo di abusi di questo genere. Una chiara posizione assunta già nell’ambito della conferenza dei servizi ministeriali per il riconoscimento delle qualifiche professionali estere e l’accordo con gli amici spagnoli, sono il risultato di approfondimento e condivisione di principi e valori che tanti, troppi vorrebbero eludere. Un discorso che vale anche per quelle associazioni di lavoratori autonomi, anche intellettuali, affannosamente in cerca di riconoscimenti di matrice pubblica per inventare qualifiche professionali per attività oggi interamente libere ed in pieno regime di concorrenza”.
M.Z.
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