Il sistema italiano va migliorato sotto l’aspetto qualitativo. “Innanzitutto occorre modificare i criteri individuati in sede ministeriale per la valutazione delle università, passando da criteri numerici (percentuale di laureati rispetto alle matricole, assenza studenti fuori corso etc.) a criteri qualitativi (verificare sul campo quelli sono gli atenei che richiedono un maggioro impegno agli studenti oppure offrono strutture didattiche e servizi migliori); rivedere l’esperienza delle piccole sedi universitarie e delle università telematiche, utile solo a fini limitati, come le riqualificazioni nel pubblico impiego, puntando invece a strutture didattiche complete, nelle quali l’offerta formativa consenta all’aspirante professionista di acquisire un bagaglio di cultura e tecnica completo” – ha affermato Alpa.
Per concludere Alpa ha ricordato che l’articolo 33 della Costituzione prevede un obbligo per lo stato di garantire un sistema di istruzione completo e la necessità che l’abilitazione all’esercizio delle professioni consegua ad un esame di stato. “La logica conseguenza è che gli istituti pubblici, anche gli universitari, certifichino all’avvenuto insegnamento con atti pubblici, che fanno quindi fede di quanto è dichiarato a tutti gli effetti”.
M.Z.
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