Dalle modifiche alle circostanze attenuanti ed alle pene accessorie dei reati tributari contenute dagli emendamenti al decreto di Ferragosto in corso di approvazione al Senato.
Attualmente, in base all’articolo 13 del decreto legislativo 74 del 2000, le pene previste per i delitti tributari sono diminuite fino alla metà, ma da ora l’estinzione del debito sarà comunque necessaria per accedere al patteggiamento e, se si è evaso più di tre milioni di euro, per beneficiare della sospensione condizionale della pena.
Non si applicano poi le pene accessorie previste se, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, i debiti tributari relativi ai fatti costitutivi dei delitti, vengono estinti mediante pagamento, anche a seguito delle speciali procedure conciliative o di adesione all’accertamento previste dalle norme tributarie.
Con le modifiche in corso di approvazione viene invece previsto che la diminuzione delle pene, una volta estinto il debito tributario, non sarà più fino alla metà ma solo fino a un terzo. Sotto il punto di vista penale quindi sarà meno conveniente pagare quanto contestato dal fisco.
E per ottenere il patteggiamento?
Si dovrà obbligatoriamente estinguere il debito e quindi far ricorso a questa procedura.
In sostanza, il contribuente per poter beneficiare del patteggiamento dovrà:
• estinguere ai fini fiscali il debito tributario costituente delitto ricorrendo alle procedure conciliative ammesse nell’ordinamento tributario
• corrispondere le sanzioni tributarie
L’irrogazione delle sanzioni avverrà in via ridotta a seconda delle regole tributarie relative allo strumento adottato.
All’articolo 12 del decreto legislativo 74/2000 viene aggiunto poi un nuovo comma: niente sospensione condizionale della pena qualora l’imposta evasa o non versata superi i tre milioni di euro.
Poiché ora nell’articolo 12 viene inserita, oltre alle altre pene accessorie già previste, anche l’impossibilità di fruire della sospensione condizionale della pena, dovrebbe dedursi che il pagamento farebbe venir meno anche tale nuova misura.
Se questa tesi interpretativa venisse confermata, sembrerebbe che le modifiche proposte dal Governo siano state introdotte non tanto per colpire gli evasori con la sanzione penale ma per far restituire i soldi allo Stato
Marco Poggi
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