I dati emersi dall’analisi condotta dall’Ufficio studi di Confartigianato (su dati Eurostat) parlano chiaro: la bolletta elettrica costa il 30% in più alle imprese italiane rispetto alla media UE, toccando un divario per le Pmi del 134%: la colpa è della pressione fiscale, di cui l’Italia è maglia nera. La nostra Penisola vanta il triste record negativo nell’ Eurozona di imposte sull’energia (31.750 mln di euro l’anno): +23% rispetto alla media europea.
Non vanno meglio le bollette delle aziende italiane, le più salassate in Europa per la fornitura di corrente elettrica: 7,9 miliardi in più ogni anno di costi fatturati, e ogni singola azienda sborsa 1.776 euro annui in più.
A pagare lo scotto maggiore sono le imprese del Nord: nel 2010 hanno pagato 4.615 mln di euro in più rispetto alle altre imprese della UE per l’energia elettrica. Seguono le aziende del Centro Italia, gap-UE pari a 1.392 mln di euro, e le aziende del Mezzogiorno con 1.932 mln di euro di divario.
E le condizioni per singola regione?
La maglia nera va alla Lombardia (1.808 milioni di euro in più rispetto alla media UE), seguita da Veneto (800 mln), Emilia Romagna (711 mln) e Piemonte (677 mln). E’ in Friuli Venezia Giulia il divario maggiore per azienda (3.151 euro), seguito da Sardegna (2.708 euro), Lombardia (2.208 euro), Valle d’Aosta (2.187 euro), Umbria (2.164 euro) e Trentino Alto Adige (2.036 euro).
Milano risulta tra le province più oppresse dai rincari dei costi energetici (448 mln), seguita da Roma (365 mln), Brescia (356 mln), Torino (276 mln), Bergamo (230 mln).
Marco Poggi
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