Le imprese italiane emigrano in Ticino e Romania

Tre o quattro buoni motivi per investire in Romania? Il livello della tassazione ora al 16%, il nuovo codice del lavoro, le condizioni attuali del mercato rumeno. La visita di Stato del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è un’occasione preziosa per fare il punto sulle opportunità che offre il Paese e l’area dei Balcani nel suo complesso.

Sottolinea Luca Serena, presidente di Confindustria Romania e vicepresidente vicario di Confindustria Balcani “Al momento le aziende italiane registrate in Romania sono circa 30mila. Una presenza che non ha eguali nel mondo.Le aziende italiane contribuiscono per il 5% al pil rumeno, con un interscambio pari a 7,6 miliardi“. Il punto è rendere ancor più attrattivo il paese, “la competitività è il frutto di una serie di fattori che devono interagire“.
La crisi che si è abbattuta sull’economia rumena nel 2008 sembra archiviata in fretta, come mostra l’incremento dell’1,7% registrato nel primo trimestre del 2011.

Mentre nel Belpaese l‘iva sale al 21%, non vi è dubbio che aver ridotto dal 40% al 16% la tassazione sugli utili delle imprese in Romania è un elemento di notevole appeal. Il taglio delle tasse, in presenza di una manovra di contenimento del deficit da lacrime e sangue, è stato finanziato con l’emersione del lavoro nero e l’attrazione di ulteriori investimenti esteri, Il tutto all’insegna della massima flessibilità. Quanto alle prospettive di mercato, quello rumeno è un grande mercato di assorbimento.

L’Enel è il primo operatore energetico del paese, con un investimento di oltre un miliardo di euro“, rimarca Serena.
Occorre poi mettere nel conto i 9 miliardi dei fondi strutturali europei da spendere nei prossimi tre anni. Nell’intera area balcanica l’Italia è esposta per 10miliardi di euro“. Solo in Romania Confindustria rappresenta ormai circa 700 aziende associate, tra cui Enel, Eni, Intesa San Paolo e Unicredit tra le altre.

Marco Poggi