L’indagine telefonica, realizzata tra il 13 e il 17 ottobre, ha avuto l’obiettivo di verificare, a seguito dell’aggravarsi della crisi economica e finanziaria, se i rapporti tra le microimprese con meno di 20 addetti (pari a circa il 98% del totale delle imprese presenti in Italia) e il sistema bancario sono peggiorati. Dalle risposte emerse, viene confermata la tesi che si sospettava: le banche stanno chiudendo sempre di più i rubinetti del credito.
Lapidario il commento del segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi: “L’aumento dei costi, dei tassi bancari, la richiesta di maggiori garanzie e le difficoltà sempre più crescenti nell’accesso al credito sono le cause che hanno deteriorato il rapporto tra le piccolissime aziende e il sistema creditizio. L’area geografica che ha maggiormente risentito di questa situazione è il Nordovest: quasi un’azienda intervistata su due, il 48,9%, ha denunciato questo peggioramento“.
Anche nel settore del credito cresce il numero degli “sfiduciati” tra gli imprenditori, coloro che hanno deciso, nonostante i grossi problemi di liquidità che si sono aggravati con la crisi, di non ricorrere all’aiuto di una banca. Infatti, l’86,2% degli intervistati ha dichiarato che non si rivolgerà a un istituto nei prossimi tre mesi. “Un segnale preoccupante – commenta ancora Bortolussi – dettato, come dimostra anche questa indagine, dalle misure sempre più restrittive imposte dalle banche alle imprese. Pertanto, questa situazione rischia di indurre molte imprese, soprattutto al Sud, a ricorrere a forme di approvvigionamento del credito in maniera irregolare, con il pericolo di un forte aumento dell’usura e delle attività estorsive“.
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