Ma cosa significa il passaggio da un sistema retributivo ad uno contributivo? In pratica le pensioni non verranno più calcolate garantendo il reddito ottenuto nell’ultima parte della carriera lavorativa del contribuente, ma attraverso un sistema – meno vantaggioso ma più equo – con cui si riceverà in proporzione di ciò che si è versato. Do ut des, insomma, in cui ad essere favoriti saranno coloro che resteranno più a lungo al loro posto di lavoro.
Come funziona il sistema contributivo? Il contribuente dipendente verserà il 33% del suo stipendio ogni mese (nel caso di un lavoratore autonomo la quota scenderà al 20%).
I contributi versati subiranno poi, a fine carriera, una rivalutazione in base all’andamento quinquennale di Pil e inflazione: in pratica più saliranno questi parametri, maggiore sarà la rendita ricevuta. Il calcolo non finisce però qui. Al momento della pensione, al capitale accumulato verrà applicato un coefficiente calcolato in base all’età in cui ci si ritira dal lavoro: più alta l’età, più alto il coefficiente. Quindi, chi deciderà di andare in pensione prima subirà una riduzione proporzionale nella futura busta paga.
Il nuovo sistema entrerà in vigore il 1 gennaio 2012, ma solo per coloro che nel 1996 avevano un’anzianità di servizio inferiore ai 18 anni. Fra questi vanno distinte tre categorie:
Il sistema retributivo, in ogni caso, sparirà completamente nel 2030.
Alessia Casiraghi
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