Confindustria: la recessione è già iniziata

Il Centro Studi di Confindustria lancia l’allarme: in Europa è arrivato “l’inverno della recessione” che “in Italia è iniziata prima e risulterà più marcata“. Le cifre? Una su tutte, la flessione del Pil: -2% punti percentuali tra l’estate 2011 e la primavera 2012.

Il Centro Studi evidenzia “quanto la crisi abbia falcidiato i posti di lavoro tra i giovani (-24,4% per i 15-24enni, -13% per i 25-34enni da metà 2008 a metà 2011; + 6,6% per gli over 45enni)“. Penalizzati “i maschi (-3,4%; zero tra le donne) e chi ha una minore istruzione (-10,6% per quanti hanno solo la licenza media, +3,1% per i diplomati, +3,9% i laureati)“.

Secondo Confindustria è “molto probabile che si attenui il reintegro delle persone in Cig, aumentino i licenziamenti, il tasso di disoccupazione salga più velocemente e raggiunga il 9% a fine 2012“. Ma il dato globale non lascia spazio alla fantasia: con un ulteriore calo di 219mila occupati, il biennio 2012-2013 si chiuderà con un –800mila lavoratori dall’inizio del 2008.

Dice ancora il Centro Studi che “la pressione fiscale raggiungerà livelli record: 45,5% del Pil tra due anni, inclusi i tagli alle agevolazioni fiscali che dovranno scattare a partire dall’ultima parte del 2012“. “La pressione effettiva, che esclude il sommerso dal denominatore, supera abbondantemente il 54%“.

E la manovra varata dal governo Monti? Secondo Viale dell’Astronomia è “un primo passo nella direzione della crescita“, ma ne servono altre su “mercato del lavoro,ammortizzatori sociali, infrastrutture, costi della politica, semplificazioni amministrative, giustizia civile, istruzione e formazione, ricerca e innovazione, lotta a evasione accompagnata da abbattimento delle aliquote“.

Ma Confindustria non vede solo nero: “L’esito più probabile” della crisi è una ripresa “dalla tarda primavera 2012“. Il Centro Studi avverte che l’Italia sarà a un bivio “senza mezze misure” con dissolvimento dell’euro, fallimento di imprese e banche, milioni di posti lavoro persi, crisi del debito anche nei Paesi virtuosi.

Redazione

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