Le imprese italiane resistono e crescono

Sono stati resi noti da Unioncamere i dati riguardanti apertura e chiusura di imprese nel terzo trimestre 2011.

La ricerca, che si basa sui dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio, parla di un saldo attivo pari a 19.833 unità che, alla fine di settembre, contava 6.134.117 imprese, cifra che riporta ai valori record del 2007.

Nel dettaglio, il trimestre estivo ha registrato 77.443 nuove iscrizioni, il 9,1% in meno di quelle del corrispondente periodo del 2010 (quando furono 85.220). A fronte di questo rallentamento, tra luglio e settembre le cessazioni sono invece aumentate, tanto da raggiungere un valore di 57.610 unità, il 3,6% in più del corrispondente trimestre dello scorso anno (55.593).
Questi valori, dunque, rispecchiano il panorama economico italiano e porta, come saldo trimestrale, il numero di 19.833 imprese, positivo ma inferiore di un terzo (-33,1%) rispetto al corrispondente saldo rilevato nel 2010.

Lo scarto tra aperture e chiusure si sta perciò restringendo e questo risultato non deve essere preso sottogamba, come ha ribadito anche Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, il quale ha anche riconosciuto come, a “tirare la carretta” sia soprattutto l’export e ciò dovrebbe far riflettere circa la necessità, prioritaria, di “rimettere a punto il sistema della promozione, valorizzando le competenze che ci sono già, come la rete della Camere di commercio italiane all’estero“.
Per quanto riguarda, invece, il mercato interno, Dardanello sostiene l’importanza di “restituire capacità di spesa alle famiglie e spingere sulle liberalizzazioni, aprendo i mercati alle forze più innovative, alle donne e ai giovani, il patrimonio più prezioso che abbiamo per costruire il nostro futuro“. Ma anche le piccole imprese artigiane devono poter contare su “continuità al processo di semplificazione delle attività d’impresa e non far mancare il credito necessario”.

Facendo un quadro generale, si può dire che nel terzo trimestre 2011 il sistema delle imprese si conferma in leggera espansione, pur con un ritmo di crescita ridotto rispetto alle rilevazioni precedenti (+0,32% contro lo 0,49% del corrispondente trimestre del 2010) e ciò trova conferma confrontando i primi tre trimestri, che presentano una situazione analoga. Ciò che appare evidente è il rallentamento della vitalità del sistema rispetto al 2010 poiché tra gennaio e settembre di quest’anno i registri camerali hanno rilevato 309.323 iscrizioni (nel 2010 erano state 315.620) a fronte di 260.169 cessazioni (254.953 l’anno precedente), per un saldo complessivo di 49.154 imprese in più (contro 60.667). Analizzando la situazione in percentuale, il saldo dei primi nove mesi di quest’anno è ridotto del 19% rispetto a quello del 2010, frutto del calo 2% delle iscrizioni e dell’aumento di uguale entità delle cessazioni.

In termini assoluti, il risultato dell’ultimo trimestre riporta il livello dello stock al dato di settembre del 2007, a testimoniare la sostanziale tenuta del sistema delle imprese in risposta alle perduranti tensioni.

Il primo fattore di stabilità della base imprenditoriale è da ricercare nella crescita delle imprese costituite in forma di società di capitale che determinano il 22,5% dello stock complessivo di tutte le imprese registrate. Negli ultimi tre mesi il loro saldo è stato pari a 9.478 unità (il 47,8% di tutta la crescita del trimestre), ma se si estende l’analisi ai primi nove mesi dell’anno, il loro contributo appare ancora più evidente: tra gennaio e settembre le società di capitale in più sono state infatti 34.738, pari al 70,7% di tutto il saldo dei nove mesi.

Il secondo elemento di tenuta risiede nel contributo, sempre elevato, che le ditte individuali assicurano al flusso delle nuove iscrizioni. Un fenomeno che dipende sempre più dall’apporto delle imprese aperte da cittadini immigrati: nell’ultimo trimestre il loro contributo al saldo del periodo è stato di 5.108 imprese, pari al 26% dell’incremento totale e al 71% di quello delle sole ditte individuali.
Se si considerano i primi nove mesi dell’anno, questi stessi valori passano al 30% (il peso sul saldo complessivo) e addirittura a oltre il doppio di tutto l’aumento delle imprese individuali (14.775 su 6.567): come dire che, senza le imprese di immigrati, nei primi nove mesi del 2011 questo aggregato sarebbe diminuito di oltre 8mila unità.

Per quanto riguarda i vari settori, nel trimestre tutte le tipologie di attività evidenziano saldi positivi, con il Commercio (+5.425 imprese), le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+4.299) e le Costruzioni (+3.345) in testa.
Nell’arco più ampio dei nove mesi, tuttavia, in aggiunta all’agricoltura il bilancio anagrafico evidenzia una riduzione della base imprenditoriale anche per le Attività manifatturiere (-1.712 imprese).

Per quanto riguarda il territorio, molto bene è andato il Centro Italia (+0,4%) trainato dal buon risultato del Lazio, la regione dove la crescita relativa è stata più elevata (+0,5%).
In termini assoluti, il maggiore contributo al saldo è venuto dal Mezzogiorno, dove sono state rilevate 6.074 imprese in più (lo 0,3%) rispetto alla fine di giugno. Tra le regioni, dopo il Lazio, in termini relativi hanno fatto bene Campania e Trentino Alto-Adige (entrambe a +0,46%), Liguria e Calabria (+0,39%). In termini assoluti, il miglior risultato spetta invece alla Lombardia (3.276 le imprese in più nel trimestre), seguita dal Lazio (+3.012) Campania (+2.521) e Toscana (+1.549).

Parzialmente diverso è il quadro nell’arco dei primi nove mesi dell’anno. Se il Centro si conferma sempre molto dinamico, (+1,1%), il saldo più consistente in termini assoluti lo fa registrare la circoscrizione del Nord-Ovest, con 14.570 imprese in più.
Nella classifica delle regioni in termini assoluti, la Toscana (+4.647 imprese) sopravanza la Campania (+4.444) al terzo posto dopo Lombardia e Lazio, rispettivamente a +11.067 e +8.691.

Vera Moretti