Il dato preoccupante è però quello secondo cui la forbice tra retribuzioni contrattuali e il livello d’inflazione continua a crescere. Secondo l’Istat si amplia la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,7%) e il livello d’inflazione (+3,4%), toccando una differenza pari all’1,7%. Il precedente record era all’1,3%. Si tratta del divario più alto almeno dal 1997.
Alla fine di ottobre, secondo l’Istat, risultano in vigore in Italia 47 contratti di lavoro, che regolano il trattamento economico di circa 8,7 milioni di dipendenti, cui corrisponde il 61,7% del monte retributivo complessivo. I contratti in attesa di rinnovo sono 31, di cui 16 della pubblica amministrazione, che interessano circa 4,3 milioni di dipendenti.
La quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 33,1% sul totale dell’economia e del 12,9% nel settore privato. Questi dipendenti attendono in media 22,4 mesi nel totale e di 23,4 mesi nell’insieme dei settori privati. A ottobre non è stato firmato alcun accordo in attesa di rinnovo.
A ottobre le retribuzioni orarie registrano un incremento tendenziale dell’1,9% per i dipendenti del settore privato e dello 0,6% per quelli della pubblica amministrazione. I settori che fanno registrare gli incrementi maggiori rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono militari-difesa (+3,7%), forze dell’ordine (+3,5%), gomma, plastica, lavorazioni minerali non metalliferi, attività dei vigili del fuoco (+3,1%).
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