di Vera MORETTI
Da giovedì l’Icann, l’organismo internazionale che vigila sull’organizzazione del Web, ha dato il via alle proposte, da parte di imprese o privati, di registrare nuovi domini primari da affiancare ai tradizionali .com e .info.
Il costo, 145 mila euro, non ha scoraggiato, tanto che sono molte le aziende che si sono fatte avanti. Tra i richiedenti, anche la città di Londra, che potrebbe decidere di registrare il dominio .london per i siti che riguardano il turismo.
Perché questa “liberalizzazione”? Semplicemente, hanno affermato i portavoce di Icann, per promuovere l’innovazione negli indirizzi dei siti web e per aprire i domini anche a caratteri di alfabeti diversi da quello latino. A questo proposito, l‘organismo ha spiegato: “Gli utilizzatori cinesi di internet sono ormai la maggioranza, è assurdo che non ci siano domini con i caratteri che conoscono meglio“.
Le polemiche non mancano, comunque, soprattutto per il rischio che qualcuno registri e utilizzi in maniera impropria i domini e, per evitarlo, il mese scorso 26 istituzioni mondiali, tra cui l’Onu e il Fondo Monetario Internazionale, hanno inviato una lettera all’Icann per chiedere che non venga resa possibile la registrazione di domini .un o .imf da parte di persone non affiliate alle organizzazioni.
Anche la Federal Trade Commission americana, si è mostrata contraria a questa procedura, preoccupata che qualcuno possa registrare domini simili a quelli di siti già esistenti, ad esempio Amazon.comm, e usarli per truffare gli internauti.
Secondo l’Icann, pero’, il prezzo elevato della registrazione e i controlli che seguiranno le richieste dovrebbero far desistere i malintenzionati e ha promesso di valutare con molta attenzione le richieste che riceverà.
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