Concessa la proroga per lo spesometro

L’Istituto Nazionale Tributaristi (INT) accoglie con favore la richiesta di Rete Imprese circa la modifica dello spesometro o la sua sostituzione con gli elenchi clienti/fornitori. Lo scorso 20 dicembre il Presidente dell’INT, Riccardo Alemanno, aveva già inviato al Presidente Mario Monti, nella Sua veste di Ministro dell’Economia, al Vice Ministro Vittorio Grilli ed al Sottosegretario Vieri Ceriani, una motivata richiesta in tal senso oltre alla proroga per lo spesometro 2010, poi concessa dal Ministero (in allegato copia della lettera) .

Ho fiducia nell’ operato del Ministero dell’Economia e nella capacità dei Suoi vertici di recepire le necessità del mondo professionale e dell’impresa che in questo caso coincidono con una maggiore efficacia dei risultati anche per l’ Amministrazione Finanziaria” ” dichiara il Presidente Alemanno ” la richiesta inviata al Ministero lo scorso dicembre infatti oltre a semplificare gli adempimenti ottimizza anche il valore dei dati inoltrati all’Agenzia delle Entrate come spiegato nella nostra nota”. “Ora” conclude Alemanno ” è necessario che ci sia la più ampia convergenza possibile sulla richiesta di profonda modifica dello spesometro (o della sua sostituzione) da parte di tutte le rappresentanze professionali ed imprenditoriali.”

Condominio: ANAMMI e le priorità della riforma

Valorizzare la figura dell’amministratore condominiale identificando una serie di precisi requisiti professionali. E’ questa la priorità indicata dall’ANAMMI, l’Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d’Immobili, sulla riforma del condominio, durante l’audizione di stamani presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.

Il testo di riforma ora in discussione a Montecitorio si limita, infatti, a imporre l’obbligo di iscrizione ad un apposito Registro istituito presso le Camere di Commercio, senza precisare competenze e titoli di idoneità per l’esercizio della professione. “Ciò non è di per sé garanzia di tutela dell’utenza – ha dichiarato Giuseppe Bica, presidente dell’ANAMMI – poiché prescinde dal possesso di qualsiasi requisito di professionalità. Stupisce, inoltre, che in un momento in cui si promuove una generale liberalizzazione delle professioni autonome, con l’amministrazione di immobili si scelga ben altro genere di impostazione”.

L’Associazione ha poi sottolineato come il disegno di legge rappresenti un arretramento rispetto a quanto già avviene in ambito associativo. La stessa A.N.AMM.I richiede agli aspiranti amministratori il possesso di un diploma di scuola superiore, il casellario giudiziale nullo e l’idoneità tecnico-professionale conseguita frequentando con profitto i corsi professionali per amministratori, gestiti dalla stessa ANAMMI. “Se si ritiene davvero indispensabile l’istituzione di un Registro presso la Camera di Commercio – ha osservato il presidente Bica – sarebbe opportuno puntare sugli stessi requisiti da tempo imposti all’interno delle organizzazioni di categoria, e delegare il “nulla osta” per l’iscrizione al Registro della Camera di Commercio alle associazioni più rappresentative a livello nazionale, già accreditate presso il Ministero della Giustizia”.

L’ANAMMI ha inoltre criticato anche la prestazione di idonea garanzia per le responsabilità e gli obblighi derivanti dall’incarico, che il testo di riforma dovrebbe imporre a carico dell’amministratore, su richiesta dei condomini per ogni singolo immobile amministrato. Tale garanzia, afferma il disegno di legge, non deve essere inferiore agli oneri prevedibili della gestione annuale: una somma ragguardevole, se si pensa che il bilancio preventivo di un condominio, in media, si aggira tra i 50mila e gli 80mila euro. “Ciò comporterebbe una garanzia ad hoc per ogni condominio, con un notevole aggravio di costi per l’amministratore – ha spiegato il leader degli amministratori condominiali – che, giocoforza, finirà col ricadere tutto sul condominio. Non è infatti possibile ridistribuire le spese, perché la garanzia riguarderebbe ogni singola struttura condominiale”. Insomma, a potersi permettere questo genere di prestazione saranno in pochi. “Con un mercato ristretto ad un numero esiguo di professionisti – ha aggiunto il numero uno dell’ANAMMI – il compenso dell’amministratore, finora deciso dal libero mercato, schizzerà verso l’alto”.

La categoria, ha concluso il presidente Bica, “non intende sottrarsi alle proprie responsabilità. Semmai, sulla base della nostra esperienza, proponiamo di stabilire l’obbligo della garanzia non più in capo al singolo professionista, ma all’associazione di appartenenza”. L’ANAMMI, infatti, già oggi fornisce gratuitamente ai suoi associati una polizza di responsabilità civile professionale, con l’obiettivo di non lasciare tale garanzia a discrezione del singolo.

Lo spread tra uomo e donna è del 20%

di Vera MORETTI

La riforma del lavoro tiene banco, in questi giorni, tra i nostri ministri, e a ragione, perché si tratta di un intervento urgente.
Chissà, però, se all’ordine del giorno si terrà presente di uno spread del tutto particolare, e tristemente attuale: la differenza del 20% che divide lo stipendio di un uomo da quello di una donna.

Le donne, definite da tutti, uomini compresi, intelligenti e brillanti risorse senza le quali l’economia italiana non può funzionare. Ma siamo sicuri che non si tratti solo di economia domestica e nient’altro? Il sospetto, alla luce di questo dato preoccupante, è concreto.

Le pari opportunità delle quali si parla tanto dovrebbero affrontare la questione di questa gender pay gap che tocca il 19,9% e fa trovare, nella busta paga media di una donna, 1.104 euro e 1.379 euro in quella di un uomo, a parità di istruzione e tipo di lavoro.
Forse questa differenza non era stata considerata perché, più si sale di grado, e più si assottiglia, fino a raggiungere il 4% quando si arriva ai vertici. Ma, si sa, l’esercito delle lavoratrici, come dei lavoratori, è fatto soprattutto di impiegati e operai e per loro il divario è profondo e imbarazzante.

Se, dunque, l’Italia vuole mettersi in pari con l’Europa, deve considerare anche questo aspetto, e magari usare come esempio i Paesi del Nord, dove le leggi stanno aiutando considerevolmente le famiglie con figli, concedendo congedi retribuiti anche per i padri, dado così la possibilità, alle madri che desiderano continuare a lavorare, di recarsi in ufficio senza sensi di colpa.

Possiamo sperare in una svolta del genere anche da noi? In fondo, il ministro del lavoro attualmente in carica, con delega per le pari opportunità, è una donna, e quindi dovrebbe essere sensibile a questo argomento.
Se alle donne vengono riconosciute una maggiore empatia e capacità di “problem solving”, ministro Fornero, ci appelliamo alle sue capacità di donna per metterci in pari, al più presto, con i Paesi europei più civili.

Desperate coworker cercansi

di Alessia CASIRAGHI

Più si è, meglio si lavora. Dev’essere questo il motto che ha spinto numerosi professionisti a cercare uno spazio comune da condividere. Si chiama coworking ed è una moda a stelle e strisce : a inventarla fu proprio un giovane programmatore di San Francisco, che lavorava notte e giorno sorseggiando caffè da Starbucks, e a cui venne l’idea di affittare uno spazio comune da condividere con altri professionisti come lui che da soli non potevano permettersi un ufficio.

Ma in cosa consiste esattamente il coworking? Si tratta di uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, spesso un ufficio, dove però ciascuno dei lavoratori mantiene un’attività indipendente.

Ad essere coinvolti in prima persona nelle pratiche di coworking sono soprattutto i professionisti che solitamente lavorano a casa, i liberi professionisti, i freelance o le persone che, viaggiando molto frequentemente, non hanno una base fissa.

Dagli Stati Uniti la pratica di condividere uno spazio lavorativo ha contagiato anche l’Italia. E Milano ne è un perfetto esempio. In alcuni casi si tratta di interi stabili, in centro come in periferia, affittati a professionisti che, pur svolgendo attività differenti, hanno scelto di occupare lo stesso ufficio.

Ma quali sono i vantaggi del coworking? Innanzitutto il risparmio: in alcuni casi si ha la possibilità di poter usufruire di uno spazio a due passi dal centro a cifre più ragionevoli perché l’affitto viene parcellizzato fra i diversi locatori. In secondo luogo, la praticità: affittando uno spazio lavorativo all’interno di un ufficio già avviato, non si dovrà perdere tempo inutile fra allacciamento del gas, connessione wireless, arredo etc. In terzo luogo, il coworking permette di creare sinergie inaspettate e talvolta molto vantaggiose anche dal punto di vista lavorativo.

A tal punto che a Milano è nato un progetto dal nome “CoWo”, fondato nel 2009 da Massimo Carraro, che ha dato vita ad un’unica rete di coworking in Italia che oggi conta ben 59 uffici affiliati lungo tutto lo stivale.

L’idea di base è semplice ma molto efficace: affittare postazioni all’interno di spazi lavorativi già avviati e quindi dotati di tutti i servizi, dalla connessione wireless alla sala riunioni, a una cifra molto vantaggiosa, basti pensare che si parte da circa 200 euro al mese.

Per chi invece ha uno spazio a disposizione e vorrebbe condividerlo, CoWo funziona anche come network per pubblicare annunci di spazi liberi a disposizione. L’unico obbligo è quello di affiliarsi a Coworking Project by Cowo mediante due tipologie di iscrizione: basic o premium.

Non è solo una questione economica. Lavorare insieme è infinitamente più divertente e stimolante, assicurano i professionisti del coworking. Del resto quattro cervelli pensano sempre meglio di uno.

Mutui, nuova proroga per la sospensione delle rate

Una boccata di ossigeno per le famiglie in difficoltà con il mutuo. Arriva infatti una nuova proroga per la sospensione delle rate: il nuovo termine sarà fissato a fine luglio e il ritardo di pagamento viene rimodulato a 90 giorni. La decisione nasce da un accordo tra Abi e 13 Associazioni dei Consumatori, che ripropone quanto stabilito a luglio scorso, al momento della seconda proroga semestrale.

Nell’attesa di esaminare congiuntamente un quadro di possibili misure strutturali di sostegno alle famiglie, questa proroga si è resa necessaria per supportare ancora i nuclei che dovessero trovarsi in situazione di momentanea difficoltà. Si riconferma dunque la volontà di continuare a sostenere il dialogo e la collaborazione tra banche e Associazioni dei consumatori e la rinnovata attenzione del settore verso le famiglie nel contesto dell’attuale crisi.

Abi e consumatori hanno concordato che l’arco temporale entro il quale si devono verificare gli eventi che determinano l’avvio della sospensione è prorogato al 30 giugno 2012 e le domande possono essere presentate entro il 31 luglio 2012; sulla base delle disposizioni di vigilanza per le banche, per l’accesso alla misura di sospensione, l’arco temporale per la definizione di ritardo nel pagamento delle rate è rimodulata a 90 giorni. Alla sospensione delle rate dei mutui potranno essere ammesse soltanto le operazioni che non ne abbiano già fruito.