di Vera MORETTI
Uno spot con una cassiera che, pur facendo pagare a prezzo pieno la merce ad una cliente donna, gliene toglie una parte: così la Commissione Europea ha illustrato la sua campagna in denuncia del divario presente tra gli stipendi di uomini e donne.
Sembra strano, ma forse proprio strano non è, ma ancora oggi le donne, a parità di lavoro e di formazione, vengono pagate il 17% in meno rispetto ai loro colleghi uomini.
A meno che la donna non sia… particolarmente bella. Queste notizie ne richiamano infatti alla mente altre, come quella relativa all’indagine svolta da Yale, che ha dimostrato che le donne belle percepiscono circa il 5/10% in più rispetto a chi non ha dei lineamenti da ‘modella’.
Oppure quella relativa alle quote rosa nei CDA, per le quali c’è voluta nientemeno che una legge dello Stato italiano. Una legge per sancire quello che sarebbe solo un elementare principio di civiltà.
O ancora quella secondo la quale l’autoimprenditorialità piace agli italiani ma, nonostante ciò, questa soluzione viene realmente presa in considerazione solo dal 53% degli italiani, per la maggior parte uomini.
E potremmo continuare a lungo, molto a lungo…
Di strada, dunque, ce n’è ancora molta da fare, considerando poi che questa percentuale è ricavata da una media europea e che, spesso, per esperienza e curriculum accademico, il gentil sesso è più preparato rispetto ai colleghi maschi.
E la situazione non è tanto meglio in tanti Paesi europei, perchè, ad esempio, il differenziale è del 10% in Belgio, Portogallo, Slovenia, Polonia, Malta e Italia, del 20% in Austria, Germania e Finlandia e addirittura supera il 25 % in Estonia Repubblica Ceca.
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