di Vera MORETTI
Confermato l’aumento dell’Iva dal 21 al 23% a partire da ottobre.
E’ stato annunciato da Vittorio Grilli, viceministro dell’economia, e subito commentato da Confesercenti come un passo falso, soprattutto perché colpirà, ancora una volta, i consumi.
Secondo l’associazione di categoria, dunque, questo passaggio non porterà nulla si buono, considerando il regime di recessione nel quale l’Italia si trova già da ora. Il rischio, concreto, è quello di congelare ulteriormente una ripresa economica che, senza aumento dei consumi, non potrà mai riavviarsi.
Inoltre, con questo provvedimento, l’Italia avrà un’Iva ben superiore rispetto ai 27 stati Ue fermi a 20,9%, senza contare Francia, 19,6%, Germania, 19%, e Spagna, 18%. E la pressione fiscale, secondo le previsioni, nel 2013 raggiungerà il 46%.
Confocommercio non è da meno, poiché parla di “autogol contro la crescita“.
Inoltre, l’associazione che riunisce i commercianti ha ribadito che l’aumento dell’aliquota standard comporterà non solo la riduzione del volume dei consumi, già ora piuttosto negativo, ma ridurrà anche il potere d’acquisto, i redditi percepiti e la ricchezza messa da parte dalle famiglie, già colpite, come precisato dall’Adoc, da cinque anni di continue riduzioni del reddito disponibile.
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