Il sogno in un bauletto

di Davide PASSONI

L’Italia è una repubblica fondata sulle eccellenze. Realtà imprenditoriali che quasi sempre partono dal lavoro di una famiglia per arrivare, in molti casi, a conquistare il mondo. Uno di questi esempi è Kappa Moto, marchio italiano di accessori per scooteristi e mototuristi dietro il quale c’è l’esperienza della famiglia Visenzi, a partire dal campione Giuseppe Visenzi, podio ai Mondiali del ‘69 e, di fatto, inventore del mercato degli accessori moto con il marchio Givi. L’azienda di Flero, Brescia, da quasi 30 anni non ha smesso di innovare, come conferma Hendrika Visenzi, direttore commerciale di Kappa Moto.

Come nasce il brand Kappa Moto?
Nasce dall’acquisizione di un nostro vecchio competitor che produceva motovaligie proprio qui, a Flero. Abbiamo acquisito il marchio e lo abbiamo sviluppato per creare un prodotto con elevati contenuti tecnici e caratteristiche di funzionalità e qualità, ma con un prezzo accessibile e un target più giovane.

Più urbano…
Sì, negli anni Kappa Moto ha assunto una connotazione più urbana rispetto a Givi. Da quest’anno abbiamo creato una brand extension con una linea antipioggia per dare al consumatore finale prodotti ideali per lo scooterista, che ha esigenze diverse rispetto a quelle di un motociclista. Abbiamo quindi creato prodotti partendo dal bauletto, per arrivare alle borse morbide, poi abbiamo aggiunto il casco e, appunto, la nuova linea antipioggia.

Quanto è funzionale a Kappa Moto l’essere un marchio made in Italy?
Molto, ma cerchiamo di dare ancora più enfasi al concetto perché può creare un vantaggio competitivo in quanto richiama un’idea di design e di creatività che all’estero ha un grosso valore. Noi lo preferiamo chiamare Italian Style.

Quanto è importante per un’azienda come Kappa e Givi avere un reparto ricerca e sviluppo interno che ragiona sui prodotti?
È l’anima dell’azienda, quello che dà il vero valore al brand. Creare un’idea, disegnarla e realizzarla è quello che noi italiani sappiamo fare meglio. Abbiamo proprio per questo investito molto al nostro interno, per dare al motociclista risposte sempre adeguate al mutare delle sue esigenze e dei suoi gusti.

In questo periodo un po’ complicato per l’economia , tante aziende più che sviluppare nuovi prodotti preferiscono consolidare quello che hanno. Voi?
Siamo in continuo movimento, anzi il nostro “problema” è proprio quello di far conoscere in tempo utile le novità ai clienti. Per farlo al meglio dobbiamo potenziare il discorso web, social network, sito corporate per raggiungere velocemente il consumatore con tutte le novità che abbiamo, sia di prodotto sia di tecniche.

Web e social network sono fondamentali per arrivare anche all’utente estero…
In tempo reale raggiungi tutta la tua utenza. Tutti i nostri investimenti futuri saranno rivolti verso questi canali di informazione, anche nella comunicazione pubblicitaria.

Siete molto bene inseriti sul mercato del Sudest asiatico, dove le due ruote regnano incontrastate…
Assolutamente. Lì è necessario creare dei prodotti ad hoc e declinarli in base alle esigenze di mercato dei vari Paesi, come per esempio  il Vietnam, attentissimo al made in Italy.

Spesso Asia = contraffazione: come siete messi in questo senso?
Il nostro sforzo è quello di sensibilizzare gli utenti sui bauletti cinesi identici ai nostri che circolano sul mercato. Due bauletti possono sembrare identici, ma realizzare un bauletto comporta una tecnologia che l’utente finale magari non percepisce, ma che fa la differenza in termini di sicurezza, di materiali: se un bauletto non è ben fatto può staccarsi e volare via, creare incidenti anche gravi.

Succede anche con i caschi?
I caschi non vengono copiati ma sono creati prodotti di bassissimo livello: vengono venduti caschi che non passano l’omologazione. Questo accade perché manca una cultura dell’acquisto di qualità.

Quanta clientela femminile avete, quanto sono attente le donne alla qualità e all’estetica dei prodotti?
È un mercato sempre più in crescita. La donna è un utente attento, oculato, che si fida molto del brand che sta dietro un certo prodotto. Per esempio, il casco Givi si vende molto bene alla clientela femminile perché conosce il marchio per via del bauletto e della sua affidabilità. Insomma, donne attente al prodotto: lo scelgono perché sicuro ma anche di tendenza.

Quanto conta in Givi il fatto di essere un’azienda familiare?
È il nostro fattore di successo , quello che dà più garanzia e affidabilità perché alla base del management c’è una famiglia. Gente che si è rimboccata le maniche e ha costruito un’azienda che sente sua. Qui lavorano 130 persone e ci consideriamo tutti una famiglia, anche se estesa.

Lei va in moto?
No, mio fratello però è stato campione regionale di motocross, mentre mio padre è più per la velocità. Io… ho paura.

Che progetti avete per questo 2012, sia come Kappa Moto che come gruppo: di sviluppo o di consolidamento?
Pensiamo a sviluppare nuovi mercati, come quello brasiliano. Poi abbiamo il Vietnam, che ci sta dando delle soddisfazioni, il mercato della Malesia e in generale il Sudamerica. In Europa sarebbe già un buon risultato consolidare le posizioni. Siamo molto orgogliosi che il nostro sia un marchio made in Italy; siamo partiti dal nulla, con voglia di lavorare e passione.

Avete mai pensato di appoggiarvi a un testimonial famoso?
Sì, però siamo un’azienda legata al prodotto, che secondo noi è il miglior ‘comunicatore’, soprattutto per quanto riguarda il valore della sicurezza: se cado in gara o in centro a Milano, il casco mi deve sempre salvare la vita.

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