Voci dalla crisi – “Capisco quelli che si danno fuoco”

di Davide PASSONI

Riceviamo e non volentieri pubblichiamo. Non volentieri per ciò che ci tocca leggere, non certo perché non vogliamo dare spazio a storie come questa.

Gentile redazione, sono una “vecchia” farmacista (63 anni), ho lavorato prima nella farmacia di mio padre, poi ne sono diventata titolare, per cui sempre iscritta solo all’ENPAF. Alcuni anni fa per problemi famigliari e di salute ho dovuto vendere la farmacia e da allora ho sempre lavorato con p. iva fino a due anni fa nella mia ex farmacia, poi nella farmacia di una mia amica. Non posso dire che cosa mi rimane in tasca tra le spese benzina, tasse, contributi ENPAF che devo pagare per intero, iscrizione ordine dei farmacisti e una grande stanchezza, visto la non più giovane età…

Ora sono stata lasciata a casa, lavoro solo due mezzi pomeriggi, perché con la nuova legge la mia amica ha paura di multe, perché faccio un lavoro continuativo presso un solo datore. Il 30/09/2013 arriverò alla pensione (folle cifra di 600 euro), se la salute regge vorrei continuare a lavorare, perché non posso permettermi di non farlo. Io ho venduto tutta l’argenteria di casa, i gioielli di mia madre e capisco quelli che si danno fuoco, che si buttano dai balconi!

Scusate per lo sfogo, grazie. (Lettera firmata)

Grazie a lei, signora! Questa lettera è stata scelta tra le tante arrivate alla nostra redazione perché offre diversi e amari spunti. Intanto, la nostra lettrice è una partitivista forzata. E, come partitivista, si ritrova a essere tartassata e additata come possibile truffatrice. Poi è una donna, una di quelle donne che intravedono il miraggio della pensione e sanno già che quello che, per tanti, è un periodo finalmente sereno, per lei sarà solo un altro vagone da attaccare al treno della propria vita lavorativa. Altro che relax, tè con le amiche e nipotini da curare. Dove vogliamo andare, oggi con 600 euro di pensione al mese.

Poi, ancora, è una di quelle persone che, nel momento in cui percepirà la pensione e continuerà a lavorare (come scrive), sarà additata come una donna spregevole che sottrae un posto di lavoro a un giovane, lavora in nero e, scandalo!, evade le tasse. L’alternativa a tutto questo? Morire di fame, forse.

Badate, con questo non diciamo che evadere è lecito o bello. Quante volte da queste pagine avete letto del nostro plauso a Befera e ai suoi collaboratori… Prendiamo solo atto di una situazione nella quale la nostra lettrice si trova ora e si troverà tra un anno e mezzo (“se la salute regge“, come ha scritto lei) e che è figlia non tanto della crisi quanto di un intreccio malato tra mercato del lavoro, sistema fiscale e sistema pensionistico i quali, ciascuno per la propria parte e con le proprie storture, finiscono per stritolare i soggetti meno protetti della società: coloro che non hanno la certezza di un reddito, non si possono ricollocare professionalmente, sono donne.

Cara lettrice, non guardi chi si butta di sotto o si dà fuoco. Tenga duro e si faccia sentire.

Cari professori al governo, questa è una delle tante lettere che arrivano non solo a noi ma anche a tante altre testate – di carta, sul web, in radio, in tv – in questo periodo nel quale la raccolta di tali testimonianze è diventata quasi una moda: fa lettori, fa opinione, fa vedere di essere “sul pezzo”. Per noi di Infoiva non è una moda, è una missione. Per voi, invece, deve diventare un’ossessione.

Non pensiamo, come quell’invasato di Antonio Di Pietro, che voi abbiate sulla coscienza i suicidi di chi non ce la fa più; pensiamo, più ottimisticamente, che abbiate le chiavi per fare in modo che non accadano. Chiavi che si chiamano tagli alla spesa pubblica, tagli agli sprechi, tagli alle inefficienze, tagli ai privilegi, tagli – conseguenti – alle imposte su imprese e cittadini, incentivi – conseguenti – alle imprese che, con chi le crea e chi ci lavora, tengono in piedi l’Italia. Frugate nelle vostre tasche piene – non come le nostre, vuote – e trovatele queste chiavi. E una volta trovate, usatele: ve lo chiedono in tanti che sono nelle condizioni della nostra farmacista.

AVETE ANCHE VOI UNA STORIA DA RACCONTARE? SCRIVETECI A infoiva@ejournal.it

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