Essere imprenditori oggi? Di’ la tua!

Una missione, una dannazione, una lotta quotidiana. Ecco le vostre voci

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di Davide PASSONI

Essere imprenditori oggi. Una vocazione, una guerra, una iattura, un lavoro come un altro o… ? Quale modo migliore per scoprirlo se non buttando il sasso in mezzo allo stagno dei social network e vedere che cosa sale a galla? Noi di Infoiva lo abbiamo fatto, sulle nostre fan page di Facebook e non solo. La risposta è stata incoraggiante, non tanto e non solo perché in tanti hanno detto la loro, quanto per il fatto che, tra rabbia e scoramento, c’è un sacco di gente che non vuole mollare.

Come Giovanni A. Marletta, per il quale essere imprenditori è “spendersi giornalmente per ambire (se tutto va bene) a pareggiare i conti a fine mese”;  come Daniele Ielli, per il quale “significa dare tutto, anche quello che non si possiede, per sviluppare un’idea, un progetto. E’ molto simile a diventare Padri”; o come Giovanni Ciardiello, che va giù diretto “Avere le PALLE !”.

Del resto, andare giù diretti è quello che serve oggi agli imprenditori, specialmente nel rapporto con il fisco e con la pubblica amministrazione. Ne sanno qualcosa Cristina Macor, per la quale essere imprenditori significa “trovare il modo di pareggiare i conti a fine mese soprattutto quando il tuo maggior creditore dopo un anno rimane la Regione Lombardia”, e Davide Cima che dice che “essere imprenditore è dare l’anima per costruire qualcosa di importante, che verrà poi distrutto dalle banche e da Equitalia“.

E per noi di Infoiva, che cosa significa essere imprenditori, oggi? Significa portare avanti una missione, nonostante tutto con ottimismo. Significa non smettere, ogni giorno, di ricordare da queste pagine a chi ci governa che l’imprenditore non è carne da cannone ma una risorsa per l’economia, la società, l’Italia tutta: perché il ruolo sociale dell’impresa non è solo una bella favola da raccontare ai nostri bimbi. Significa ricordarsi che lo Stato non è più amico di chi fa impresa ma che sarebbe bene tornasse a esserlo: con una pressione fiscale da Paese civile, con pretese simmetriche che non implichino le ganasce fiscale per il contribuente moroso e lassismo indifferente da parte dello Stato debitore, con la voglia di credere che chi fa impresa non lo fa per fregare il prossimo o l’erario ma perché vuole costruire qualcosa che resti. Che sia la propria ricchezza, quella di altri o quella della collettività, poco cambia.

E per te, che cosa significa oggi essere imprenditore? Le testimonianze di prima non sono le uniche (ne abbiamo altre, le pubblicheremo…) e nemmeno vogliamo che siano le ultime. Scrivici a direttore@ejournal.it o vai sulla nostra pagina Facebook e commenta i nostri articoli.  Di’ la tua!