Monti mette mano al portafogli. Ma non ci basta

di Davide PASSONI

Vediamo se questa volta il governo fa sul serio. Il “pacchetto” di misure per abbattere i debiti dello Stato nei confronti delle imprese, presentato dal premier Monti, dal ministro dello Sviluppo Economico Passera e dal viceministro dell’Economia Grilli pare piuttosto consistente: quattro decreti e un accordo con le banche per sbloccare di 20-30 miliardi di pregresso già dal 2012, grazie alla certificazione di crediti da ‘scontare’ in banca e alla compensazione con i debiti fiscali. La riforma strutturale, quella per impedire l’accumulo di nuovo debito, arriverà entro la fine del 2012 con il provvedimento che recepirà la direttiva Ue. Venti-trenta miliardi su una settantina circa che lo Stato deve alle imprese ci paiono una buona cosa.

Parole al miele, da Monti, verso le piccole imprese: “Le aziende più piccole e innovative che in questa fase non hanno abbassato la testa e stanno affrontando la crisi con determinazione hanno bisogno di liquidità e di riaccendere il motore“.

E Passera ha sottolineato come la situazione dei debiti dello Stato verso le piccole imprese “stava diventando grave: 150mila aziende lavorano per il pubblico e la gran parte ha crediti crescenti non incassati, e quindi più debito e più oneri finanziari“. Bene Passera, un’altra scoperta dell’acqua calda: se non fosse stato presentato il “pacchetto“, sarebbe stata l’ennesima puntualizzazione dell’ovvio, tanto dovuta quanto inutile.

Infine Grilli, le cui parole andrebbero registrate e fatte riascoltare se, anche questa volta, dovesse esserci un buco nell’acqua (siamo onesti, pensiamo che stavolta non ci sarà): “Quello che vogliamo è cambiare la struttura nel modo in cui avvengono i pagamenti. L’ultima cosa che vogliamo è che mentre smaltiamo questo stock di debiti, nel frattempo se ne crei un altro“.

Esultano, naturalmente, Confindustria e Rete Imprese Italia. Una per tutti, la voce del presidente di Rete Imprese Marco Venturi, per i quali i ritardi nei pagamenti da parte della Pa “incidono non solo sullo sviluppo ma anche sulla vita stessa delle piccole e medie imprese: mai più ritardi di questa misura“.

Bene, tutto bello. Ci permettiamo di suggerire una cosa al governo: dopo questa mossa sacrosanta, pensate anche a come andare incontro a quelle imprese che, per loro fortuna, non hanno crediti con la Pa ma vengono ammazzate di tasse tutti i giorni. Alleggerite il cuneo fiscale, abbassate il costo del lavoro, semplificate la burocrazia fiscale per le imprese. L’ossigeno ci deve essere per tutti, non solo per 150mila aziende. Lo sappiamo, siamo incontentabili, ma che ci volete fare: decenni di politiche insensate e dissennate e pochi mesi di tasse a pioggia ci hanno resi un po’ difficili. Capiteci, ne va della nostra sopravvivenza.

Direttore

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