La magia degli statali: meno impiegati, più spesa

di Davide PASSONI

La Pubblica amministrazione italiana non smette di riservarci prodigi che neanche il mago Otelma. In un periodo di vacche non magre, potremmo dire letteralmente morte di fame, scopriamo infatti che, oltre al braccio di ferro tra il ministro del Welfare Elsa Fornero – che cerca di equiparare nella riforma del lavoro i dipendenti pubblici a quelli privati – e il ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi – che cerca in ogni modo di tutelare i suoi pari mantenendone diritti e privilegi acquisiti – nella Pubblica amministrazione in 8 anni il numero degli impiegati è sceso di 110mila persone (pari a circa il 3% del totale) mentre la spesa per i loro stipendi è cresciuta di 40 miliardi.

Magia? No, matematica contabile, con dati estrapolati dall’ufficio studi della Cgia di Mestre e commentati dal segretario Giuseppe Bortolussi: “Tra il 2001 e il 2009 i dipendenti pubblici sono diminuiti di quasi 111.000 unità, pari ad una contrazione del 3%. Tuttavia, la spesa per le retribuzioni, in termini assoluti, è aumentata di 39,4 miliardi di euro (+29,9%). Al netto dell’inflazione, invece, la stessa è stata più contenuta: solo, si fa per dire, dell’8,3%, che corrisponde, in termini assoluti, a circa 13 miliardi di euro“. Mica male…

E siccome, come recita un antico adagio, il pesce puzza dalla testa, Bortolussi azzarda un’ipotesi su dove sia finita la maggior parte di questi miliardi: “Questi aumenti non sono finiti in tasca agli infermieri, ai bidelli o alle maestre elementari. E’ molto probabile che ad avvantaggiarsene economicamente siano stati i livelli dirigenziali medio alti del nostro pubblico impiego“.

L’ufficio studi ha poi confrontato il trend di spesa dei dipendenti pubblici italiani, con quelli francesi e tedeschi. In Italia ci sono 58,4 dipendenti ogni 1.000 abitanti, valore vicino a quello della Germania (55,4 ogni 1.000 abitanti, 4,5 milioni di dipendenti pubblici) e a quello francese (80,8 ogni 1.000 abitanti, 5,2 milioni di dipendenti pubblici). Ma, e qui arriva la gabola, la spesa per le retribuzioni del settore pubblico in Italia è continuata a crescere, sia in rapporto al Pil, sia in valori assoluti: tra il 2001 e il 2009 la spesa per il personale pubblico è passata dal 10,5% all’11,2% del Pil per un valore, nel 2009, di 171 miliardi.

Amara la conclusione di Bortolussi: “Se in Italia i costi per il pubblico impiego al netto dell’inflazione fossero cresciuti seguendo il trend tedesco (-6,2%), la spesa per tale voce nel 2009 sarebbe stata di 148,1 miliardi, anziché 171, vale a dire 22,9 miliardi in meno. Si tratta di una simulazione che presenta ovviamente dei limiti di comparazione tra le istituzioni pubbliche dei due Paesi, ma che rende bene l’idea di quanto si possa ancora migliorare in Italia in questo settore, nonostante i progressi effettuati finora non siano affatto trascurabili“.

Capito Patroni Griffi? Capito Giarda? Per tagliare spese e costi senza tagliare le persone non serve il mago Otelma, bastano buona volontà e voglia di farlo.